New York. Donald Trump inaugura di fatto la campagna elettorale repubblicana in vista delle elezioni di Midterm con un comizio in vecchio stile, con cui punta a ricompattare i suoi sostenitori, mettere ai margini gli oppositori interni al partito e strappare una o entrambe le Camere del Congresso ai democratici. Dopo aver cancellato la conferenza stampa in calendario per il 6 gennaio, anniversario dell'assalto di Capitol Hill, l'ex presidente americano è volato a Florence, cittadina rurale a sud est di Phoenix, in Arizona, accolto da un bagno di folla dei fan, per dettare la linea per il Grand Old Party. Un'occasione volta a ribadire la teoria delle elezioni rubate e attaccare Joe Biden, che tra pochi giorni taglierà il traguardo del primo anno alla Casa Bianca, in un momento molto complesso per la sua presidenza. La scelta dell'Arizona non è casuale: il tycoon ha perso lo stato per pochissimi voti nel 2020 e il conteggio è stato altamente contestato.
Sul palco insieme a lui sono saliti anche Kari Lake, candidata alla carica di governatrice, alla quale Trump ha dato il suo sostegno e che in passato ha affermato che non avrebbe certificato la vittoria di Biden se fosse stata in carica in quel momento. E ancora il deputato dello stato Mark Finchem, la senatrice Wendy Rogers e la presidente del Grand Old Party dell'Arizona Kelli Ward. Presente anche il Ceo della società MyPillow Mike Lindell, trumpiano di ferro che ha speso milioni nel tentativo di ribaltare l'esito delle elezioni. Non ci sarà invece l'attuale governatore dello stato, Doug Ducey, tra i repubblicani che non hanno partecipato al tentativo di sovvertire il risultato delle urne nel 2020, e che Trump ha messo al bando dal comizio.
Se un anno fa, dopo l'insurrezione dell'Epifania, The Donald fu abbandonato dalla gran parte dei suoi alleati e dato per finito politicamente, ora invece può contare su una grande influenza e una leadership indiscutibile sul partito repubblicano. Il suo ritorno sulla scena non è fondato solo sull'accusa delle elezioni rubate, ma anche sull'attacco a Biden, facile bersaglio in un momento nero per il Comandante in Capo, alle prese con consensi ai minimi storici e criticato per l'inflazione che sale e sta mettendo sotto pressione famiglie e imprese. A ciò si aggiunge il mancato controllo del Covid, le difficoltà con Vladimir Putin sull'Ucraina e lo stallo di tutta la sua agenda a causa delle divisioni interne ai democratici, dal maxi pacchetto su clima e welfare al tentativo (fallito) di modificare le procedure in Senato per superare l'ostruzionismo repubblicano e far passare due proposte di legge sul diritto di voto.
Trump, intanto, punta ad imporsi come regista della campagna per il voto di metà mandato a novembre (prima di dare, probabilmente, il via alla cavalcata verso il 2024): per farlo vuole radicarsi negli Stati e nelle città, occupare poltrone nei governi locali con i suoi candidati e promuovere i politici repubblicani fedeli a lui e al mantra Maga (Make America Great Again).
Eliminando la fronda di deputati e senatori che hanno votato il suo impeachment, a partire dalla nemica Liz Cheney, la quale ha cercato di rimettere in carreggiata il vecchio correntone del Gop (quello dei Reagan e dei Bush) portando in Congresso per l'anniversario del 6 gennaio il padre, il falco neocon Dick Cheney. Il tutto lanciando e utilizzando una sua piattaforma social che gli consenta di aggirare l'oscuramento imposto dai giganti della Silicon Valley come Twitter e Facebook.
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