New York È una parata trionfale quella a cui dà vita Donald Trump nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, l'ultimo del suo primo (e forse non unico) mandato. Un discorso a tutto campo in cui il presidente americano punta sui successi della sua amministrazione, a partire anzitutto da quelli economici, inviando il messaggio di un paese «più forte che mai».
Trump arriva nell'aula del Congresso forte del clamoroso flop del partito democratico al caucus in Iowa, e consapevole che nelle ore successive sarebbe giunto il momento dell'assoluzione da parte del Senato, per gettarsi una volta per tutte alle spalle l'incubo dell'impeachment. Il clima con l'opposizione è da guerra fredda, con gesti che valgono più di mille parole: dal tycoon che nega la stretta di mano all'acerrima nemica, la speaker della Camera Nancy Pelosi, e lei che al termine strappa il suo discorso in mondovisione.
Trump va per la sua strada senza dedicare attenzione ai rivali, e piuttosto si concentra sui risultati ottenuti: «Io ho mantenuto le mie promesse - rivendica - In soli tre anni abbiamo sconfitto il declino dell'America e ne abbiamo fatto di nuovo un paese forte e rispettato nel mondo. Non lasceremo che venga distrutto dal socialismo. Stiamo procedendo a un ritmo inimmaginabile sino a poco fa e non torneremo indietro». L'atmosfera è da comizio, con i repubblicani che applaudono a ogni passaggio il discorso in cui il Commander in Chief elenca tutti i suoi successi: dall'accordo commerciale con la Cina all'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, alla realizzazione del muro col Messico. Ma soprattutto, il boom dell'economia, di cui snocciola i dati a partire dalla «creazione di sette milioni di posti di lavoro» e il «tasso di disoccupazione più basso da mezzo secolo».
«Dalla mia elezione - continua - i mercati azionari americani sono aumentati del 70%, aggiungendo oltre 12mila miliardi di dollari alla ricchezza della nostra nazione». E «il meglio deve ancora venire».
Solo due i momenti bipartisan della serata: il commovente conferimento della Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile, a Rush Limbaugh, il popolare conduttore radiofonico e opinionista conservatore che nelle scorse ore ha annunciato di avere un cancro in stadio avanzato, e il tributo al leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaidò, a sorpresa sul palco degli ospiti non distante dalla first lady Melania. «Il socialismo distrugge i paesi, la libertà unisce le anime», chiosa Trump sottolineando che Nicolas Maduro è un tiranno che fa del male alla sua gente, e gli americani sono a fianco al popolo venezuelano nella sua giusta battaglia per la libertà.
Ieri, poi, Guaidò è stato ricevuto da The Donald alla Casa Bianca. Nemmeno una parola, invece, Trump la dedica al procedimento per la sua messa in stato di accusa. Attende l'assoluzione ufficiale (e scontata) da parte del Senato per levarsi più di un sassolino dalla scarpa.
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