«Tornerò, in qualche modo», disse Donald Trump il 20 gennaio del 2021, prima di salire per l'ultima volta sull'Air force One che lo avrebbe portato lontano da Washington, nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida. Diciotto mesi dopo, Trump è tornato. A modo suo, s'intende. Lo ha fatto davanti alla platea amica dell'America First Policy Institute, il think tank costruito per promuovere il ritorno della «grandezza» dell'America, una nuova declinazione del Mke America Great Again' della campagna elettorale 2016.
Gli Stati Uniti «sono in ginocchio» per colpa dell'Amministrazione Biden e «il sogno americano è a pezzi», ha attaccato a testa bassa l'ex tycoon. E ancora: «Siamo diventati una nazione di mendicanti che chiede aiuto agli altri per l'energia». Nel consueto flusso di coscienza e in oltre un'ora e mezza di intervento, tra gli applausi e le urla «Usa! Usa!» e «altri quattro anni!» della platea, Trump ha rispolverato il suo collaudato repertorio: ristabilire «legge e ordine» nelle città e negli Stati amministrati dai Democratici, ripristinare la sicurezza ai confini col Messico, porre un argine al «politicamete corretto», come le politiche a favore delle persone transgender, che consentono agli uomini di «partecipare agli sport femminili». E tuttavia, pur dicendosi certo di una «vittoria trionfale» nel voto di midterm e poi nel 2024 per le presidenziali, Trump non ha esplicitamente sciolto la riserva sulla candidatura per la Casa Bianca.
Quando lasciò Washington, all'indomani dell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, del conseguente processo per impeachment (dal quale venne assolto) e a poche ore dall'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, il suo futuro politico era incerto. Diciotto mesi dopo, quello visto a Washington è un Trump che scalpita per annunciare la rivincita. «Ho già deciso»- si è lasciato scappare in un'intervista di qualche giorno fa. Ma secondo quanto emerge da ambienti repubblicani, l'ex presidente sarebbe tenuto a stento a bada dai vertici del partito, che preferirebbero prendere tempo. Tutto questo, nonostante lo sconcertante racconto della «Casa Bianca di Trump»" emerso dai lavori e dalle udienze pubbliche della Commissione che indaga sull'assalto al Congresso. Un racconto - e un'accusa, «non fece nulla per fermare l'assalto» - che potrebbe presto trasformarsi in un'incriminazione formale da parte del dipartimento di Giustizia. E anche se emergono retroscena di un Trump furioso, esiliato da Twitter e dai social media, costretto ad assistere alle decine di testimonianze che lo dipingono come un dittatorello da Repubblica delle Banane, incapace di accettare la sconfitta e pronto a sovvertire la Costituzione, pubblicamente l'ex presidente continua a proporre la narrativa dell'elezione «rubata», degli improbabili complotti per sottrargli la Casa Bianca. Ma se infine dovesse arrivare l'incriminazione, non è detto che per i Democratici questa non finisca per rivelarsi un boomerang. La carta della persecuzione politica sarebbe per l'ex tycoon nuovo carburante retorico in vista del 2024, da proporre a quell'America bianca e impoverita, sopraffatta dai cambiamenti economici, demografici e culturali, che fece la sua fortuna nel 2020.
Lo sa bene Mike Pence, l'ex vice presidente, anch'egli intervenuto a Washington in un forum conservatore, a poche ore dal discorso di Trump. «Alcune persone scelgono di concentrarsi sul passato, ma le elezioni riguardano il futuro. E io credo che i conservatori riconquistare l'America», ha detto, alludendo all'ossessione di Trump per il 2020. Proprio Pence, che Trump voleva «impiccare» per il suo rifiuto di violare la Costituzione e bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden, è uno dei possibili candidati repubblicani per il 2024.
Che il «pericolo Trump» sia reale lo ha intuito anche lo stesso Biden. Il presidente, alle prese coi sintomi del Covid, e finora sempre cauto nel citare il suo predecessore, preferendo i toni del Pacificatore, ha attaccato frontalmente l'ex tycoon. «A Donald Trump mancò il coraggio di agire» di fronte alle tre ore di «inferno medievale» visto durante l'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, ha detto Biden.
Di fronte alle immagini dei «poliziotti eroi», che affrontavano la folla di esagitati che assaltavano il simbolo della democrazia Usa, ha incalzato, «l'ex presidente degli Stati Uniti, sconfitto, guardava la tv mentre se ne stava seduto nella confortevole stanza privata accanto allo Studio Ovale». Uno Studio Ovale nel quale Trump vuole tornare presto a sedersi.
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