Scendono in campo le truppe draghiane. Dopo la presentazione del report sulla concorrenza realizzato da Mario Draghi su input dell'Ue, non si sono fatte attendere le reazioni politiche e, come sempre accade quando parla l'ex premier, le reazioni oscillano tra strenui sostenitori e critici irriducibili.
La premier Giorgia Meloni ieri ha avuto un colloquio telefonico con Draghi, al quale ha rivolto «l'invito ad incontrarsi nei prossimi giorni a Palazzo Chigi per un confronto sul rapporto sul futuro della competitività europea».
La politica italiana intanto si è divisa sulle ricette proposte dall'ex governatore della Bce con Forza Italia che ha accolto positivamente il report. Secondo Antonio Tajani il documento «va nella direzione che noi abbiamo sempre auspicato» da quando Forza Italia ha presentato in Europa due interrogazioni «di cui Berlusconi era primo firmatario». Più critica la Lega con il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo secondo cui «quelle di Draghi sono dichiarazioni che lasciano spazio a interpretazioni che a noi non convincono più di tanto. Ci saremmo aspettati un po' più di coraggio, anche sul tema energetico. Anche il fatto di non aver accennato minimamente all'immigrazione è un aspetto che noi abbiamo messo in discussione». La posizione di Fratelli d'Italia si divide tra chi, come il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, sostiene «possiamo senz'altro dire che una parte delle tesi di Draghi hanno ricalcato le nostre» e chi, come il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo Nicola Procaccini, afferma: «Draghi è particolarmente polite, come dicono gli inglesi. Ma è evidente che il green deal è stato un problema. Se sovraccarichi lo sviluppo di regole e di limiti, poi paghi pegno». Per il capo delegazione di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza «il report Draghi ha un merito indiscutibile. Riporta tutti sul pianeta Terra, a partire dai marziani della decrescita felice europea, mi riferisco ai rosso-verdi».
Proprio tra i rosso-verdi emergono le maggiori critiche a Draghi con Nicola Fratoianni di Avs che afferma «non sarà Draghi a scrivere il programma del centrosinistra, anche perché con la sua agenda abbiamo già dato nel 2022». Dura anche la posizione dei Cinque Stelle: per Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento al Parlamento europeo: «il rapporto Draghi contiene un lucido atto di accusa contro le politiche neoliberiste sulle quali poggia l'attuale impalcatura europea. Tuttavia è lecito chiedersi: dov'era Draghi? Possiamo dire dunque che Draghi boccia Draghi».
Come prevedibile però le proposte di Draghi hanno animato il dibattito politico in tutta Europa con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner che, intervenendo al Bundestag, ha confermato la sua opposizione a prestiti congiunti dall'Ue come proposto da Draghi: «la condivisione dei prestiti potrebbe portare a un livello di debito complessivo troppo elevato nell'Ue».
Draghi ha però trovato un sostenitore inaspettato in Elon Musk che ha elogiato la sua richiesta a Bruxelles di semplificare e ridurre la regolamentazione europea: «la critica di Mario Draghi è corretta». Tutto si può dire tranne che quando parla Draghi le sue parole passino inosservate.
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