A Villa Grande nel pomeriggio si tratta ancora sulla lista, poco prima del colloquio di Giorgia Meloni con Sergio Mattarella, dietro la porta presidiata dai corazzieri. Fino all'ultimo Silvio Berlusconi cerca di ottenere più possibile per Forza Italia. Sull'Appia Antica è con il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo e il portavoce neodeputato Paolo Emilio Russo, mentre a trattare con Ignazio La Russa sono il vicepresidente Antonio Tajani e Licia Ronzulli. Il telefono è incandescente. Il Cavaliere incassa la conferma per Tajani vicepremier oltre che ministro degli Esteri, che sembrava in bilico, ma deve rinunciare alla Giustizia e pure allo Sviluppo economico. Propone per il ministero del Sud due nomi, Francesco Paolo Sisto e Giuseppe Mangialavori, ma non passano. Mentre entra inaspettatamente Paolo Zangrillo, fratello del medico del Cav, alla Transizione ecologica. Sono gli ultimi aggiustamenti, poi viene dato il visto finale ai 5 ministri, che devono bilanciare il peso rispetto a Lega e Fdi.
Il leader azzurro voleva di più ma ha anche qualche tassello da mettere a posto, dopo gli inciampi degli ultimi giorni per gli audio rubati alla Camera su Putin. Così in mattinata, dopo il breve incontro della delegazione del centrodestra con il presidente della Repubblica, Berlusconi rimane indietro e si ferma a scambiare qualche parola in più con Mattarella. Lo rassicura sull'atlantismo e l'europeismo suo e del suo partito, lo fa con forza per dissipare le ombre suscitate dalle sue frasi al gruppo Fi alla Camera.
Alle consultazioni al Quirinale Berlusconi ascolta tutte le raccomandazioni dei suoi consiglieri, a partire dagli storici Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Niente show, nessun tentativo di rubare la scena alla premier Meloni durante la dichiarazione alla stampa, come successe nel 2018 con Matteo Salvini che allora guidava il centrodestra. Il Cav tace e sorride, al massimo qualche occhiata in tralice con il leader della Lega, qualche cenno di assenso a Meloni. È un po' tirato ma perfettamente composto, alla destra della leader di FdI, mentre lei parla dell'incarico «alla sottoscritta». Dopo gli ultimi incidenti la freddezza è palpabile, ma prevale la cortesia. Mentre escono, da conoscitore dei saloni del palazzo che fu dei Papi, il più volte premier illustra agli altri affreschi e arazzi e già nel cortile fa risalire la temperatura. Si governerà insieme e bisogna farlo in armonia.
«Daremo un contributo decisivo per far nascere il governo del centrodestra», dice il suo tweet. «Un contributo qualificato», scriverà in quello di congratulazioni a Meloni, con la foto di loro due col braccio alzato dell'ultimo comizio a piazza del Popolo. E in quello postato in mattinata, prima del ringraziamento a Mario Draghi, sottolineava il «supporto imprescindibile di Fi», perché il prossimo esecutivo sia «all'altezza di guidare il Paese verso la crescita».
Anche Ronzulli posta una foto con lei e Meloni sorridenti, per gli auguri alla prima premier donna, un modo che superare il «caso» del no di Giorgia al suo ingresso nel governo. Tutti gli incidenti devono essere superati, perché ora si parte.
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