Twitter, assalto a Musk (che perde 100 miliardi)

Crolla in Borsa Tesla, data in pegno per l'affare. Il fondatore Dorsey lo difende: "Di lui mi fido"

Twitter, assalto a Musk (che perde 100 miliardi)

Se davvero Elon Musk si è comprato twitter per dominare il mondo, dovrà farlo con almeno 100 miliardi di meno in tasca. Che non sono serviti per acquisire il social network più chiacchierato del momento (costato 44), ma quelli persi in una sola seduta a Wall Street dalla sua Tesla: avendo impegnato nell'accordo le azioni dell'azienda pioniera dell'auto elettrica, gli investitori sono scappati per paura di un affare su cui mezzo mondo (e forse di più) tifa contro. Come se la storia di Musk non avesse insegnato nulla.

Insomma: c'è davvero un pericolo per la democrazia? C'è chi lo pensa, magari per invidia, sicuramente per conformismo, probabilmente perché teme qualcosa. Come il presidente Usa Joe Biden, che si dice sia pronto a stangare twitter tramite Tesla, in modo da allontanare eventuali smanie politiche del suo neo proprietario. Con un fronte contrario all'uomo più ricco del mondo che continua ad ingrossarsi, passando per la responsabile (a questo punto non per molto) dell'ufficio legale del social network Vijaya Gadde, che pare sia scoppiata in lacrime all'annuncio del big deal. Poi ci sono anche Jeff Bezos, che ha evocato trame cinesi («Il governo di Pechino ha acquisito un po' di influenza?»), e Biil Gates, spernacchiato da Musk su twitter (ovviamente) dopo la conferma di una sua manovra finanziaria per far perdere soldi proprio a Tesla. E nel rispetto del nuovo corso sulla libertà di opinione Elon ha raffigurato Bill con la sua attuale pancia a fianco di un emoticon di un uomo incinto: «Se hai bisogno di perdere velocemente l'erezione». Il commento è una finezza.

Insomma: scaramucce tra miliardari, mentre a noi - più terra terra, preme di sapere se davvero siamo in pericolo, come dicono quelli che contano. Musk ha in testa un social fuori dalla Borsa che non debba dipendere dalla pubblicità a tutti i costi, e quindi forse a pagamento (si parla di 2-3 dollari al mese). Ma soprattutto dove gli utenti debbano essere certificati e identificati chiaramente, grazie all'utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale. Niente bot o account falsi dunque: su twitter si potrà dire ciò che si vuole, però mettendoci la faccia.

Basterà questo per placare l'allarme democratico? Per il momento non sembra, anche se a favore dello stravagante e visionario imprenditore - che potrebbe anche rinunciare all'affare pagando 1 miliardo di dollari, ovvero bruscolini -, si è schierato l'uomo (altrettanto stravagante) che twitter l'ha creato, ovvero Jack Dorsey: «Come azienda è sempre stato il mio unico problema e il mio più grande rimpianto. È stato di proprietà di Wall Street e del modello pubblicitario. Riprenderlo dalla Borsa è il primo passo corretto. È la cosa più vicina che abbiamo a una coscienza globale. Elon è la soluzione unica di cui mi fido. Confido nella sua missione di estendere la luce della coscienza». Questo mentre l'Unione Europea ha trovato l'accordo per il Digital Services Act, un regolamento che obbligherà le piattaforme con più di 45 milioni di utenti (e quindi anche twitter) ad implementare servizi di controllo contro messaggi d'odio, terroristici e con «contenuti nocivi» (domanda: chi decide quali sono?). E quindi: sulla libertà di espressione si gioca una battaglia di cui Musk è il bersaglio del momento.

E forse la cosa più giusta l'ha scritta sul Daily Mail il giornalista Mick Hume, autore di Trigger Warning: La paura di essere offensivi uccide la libertà di parola?: «Esperti di sinistra, accademici e celebrità di destra si sono dichiarati terrorizzati dal fatto che l'uomo più ricco del mondo possa osare fare l'impensabile: consentire a chi ha un'opinione anche leggermente diversa dalla propria di esercitare la libertà di espressione online». Di questi tempi, si sa, pare una colpa gravissima.

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