"Uccisero per difendersi". Netflix riapre un altro caso

Nell'89 ergastolo ai fratelli Menéndez per la morte dei genitori. Dopo la serie tv il giudice rivede le prove

"Uccisero per difendersi". Netflix riapre un altro caso
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Potrebbe arrivare una svolta in uno dei casi di omicidio che ha appassionato l'America, tanto da diventare anche una serie di successo su Netflix. La procura di Los Angeles ha deciso di riaprire il processo dei fratelli Lyle e Erik Menendez, che stanno scontando l'ergastolo per aver ucciso a colpi di fucile i propri genitori nella villa di famiglia a Beverly Hills nell'agosto del 1989. Il procuratore distrettuale della città californiana, George Gascón, ha dichiarato che prenderà in esame «nuove prove» che potrebbero portare al rilascio dei condannati, ad una riduzione della pena o alla revisione del procedimento.

Negli anni Novanta la storia dei due fratelli, che all'epoca avevano 21 e 18 anni, fu uno dei primi procedimenti penali trasmessi in tv: durante le udienze che tennero gli Stati Uniti incollati allo schermo, Lyle e Erik ammisero di essere entrati in casa una sera con dei fucili da caccia sparando più di una decina di colpi alla madre e al padre mentre erano seduti sul divano. I pubblici ministeri li dipinsero come assassini avidi e a sangue freddo, interessati solo ad avere accesso ai beni di José e Mary Louise Kitty Menéndez, valutati circa 14 milioni di dollari, mentre la difesa sin dall'inizio sostenne che erano stati molestati per anni dai genitori e che avevano ucciso per paura e per legittima difesa. La giuria, però, ritenne plausibile il movente economico. «Non c'è dubbio che abbiano commesso gli omicidi - ha detto Gascón in conferenza stampa - La questione è se la giuria ha tenuto conto delle molestie».

Le prove che dettagliavano gli abusi sessuali furono presentate durante il primo processo, che si concluse senza verdetto, ma furono in gran parte omesse durante il secondo procedimento, che finì con la condanna all'ergastolo, senza condizionale. E ora il pm sostiene che «abbiamo l'obbligo morale ed etico di esaminare ciò che ci viene presentato e prendere una decisione». Gli avvocati dei Menendez, oggi 56 e 53 anni, hanno chiesto al tribunale di annullare la loro condanna e un'udienza è in programma il 29 novembre: tra le prove presentate c'è una lettera in cui una ventina di membri della famiglia, tra cui la sorella di Kitty e la sorella di José, hanno chiesto una revisione, affermando che «il tempo ha fornito una prospettiva» e che «la prosecuzione della detenzione non ha alcuno scopo riabilitativo». «I ragazzi sono stati abusati da bambini, sono stati abusati per tutta la vita... Questo è un caso di omicidio colposo», ha sottolineato da parte sua Cliff Gardner, uno dei legali.

Il delitto negli anni Novanta colpì profondamente il paese, e ora è tornato al centro del dibattito grazie alla serie «Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez». Il crime drama di Netflix è stato duramente attaccato da Erik Menendez e da molti altri membri della famiglia, che lo hanno bollato come grottesco e pieno di falsità, mentre Ryan Murphy, uno dei creatori della serie, ha difeso il suo lavoro in alcune interviste.

A The Hollywood Reporter, ad esempio, ha detto che c'è «spazio per tutti i punti di vista» e ha sostenuto che i due fratelli dovrebbero essergli grati per aver attirato più attenzione sul caso.

Intanto un altro progetto di Netflix, un documentario intitolato «The Menendez Brothers», debutterà il 7 ottobre, dove Lyle e Erik racconteranno la loro storia.

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