Ucciso il 17enne Mehrdad. E l'Italia condanna l'Iran. "Non si spara sui ragazzi"

Il ministro degli Esteri Tajani convoca l'ambasciatore e chiede di fermare le violenze

Ucciso il 17enne Mehrdad. E l'Italia condanna l'Iran. "Non si spara sui ragazzi"

Non si uccidono ragazzi e bambini in nome dell'ordine pubblico. È la dura condanna lanciata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, al governo dell'Iran, tramite l'ambasciatore designato di Teheran a Roma Mohammad Reza Sabouri incontrato ieri. Contro la repressione violenta delle proteste da parte del regime, l'Italia ha chiesto la sospensione immediata delle condanne a morte. Il colloquio tra Tajani e il diplomatico iraniano, che non ha ancora presentato ufficialmente le lettere credenziali al presidente Sergio Mattarella, si è tenuto alla Farnesina, mentre in Iran proseguono da oltre 100 giorni le proteste contro il regime degli ayatollah, le più vaste dalla Rivoluzione islamica del 1979.

Secondo l'organizzazione non governativa con sede a Oslo Iran Human Rights, almeno 476 persone sono rimaste uccise durante le proteste scoppiate in Iran dopo la morte della 22enne curda, Mahsa Amini, deceduta a Teheran lo scorso 16 settembre in seguito al suo arresto da parte della polizia morale per non aver indossato il velo in modo corretto. Secondo l'Ong tra i morti 64 sono minori.

Parlando ai giornalisti al termine del colloquio con l'ambasciatore, Tajani ha affermato che l'Italia ha chiesto all'ambasciatore designato dell'Iran a Roma di trasmettere al governo di Teheran alcune richieste: la sospensione delle condanne a morte, la sospensione della repressione violenta delle manifestazioni e l'apertura di un dialogo con i manifestanti. «Non è una questione di ordine pubblico uccidere una bambina di 12 anni, una bambina di 14 e un ragazzo di 17». Proprio ieri è infatti arrivata la tragica notizia del ragazzo di 17 anni ucciso dagli agenti di polizia iraniani mentre stava tornando a casa ad Ardaq, nella provincia di Qazvin nell'auto di un amico: una pattuglia li ha inseguiti ma si è impantanata nel fango e ha aperto il fuoco. Lo riporta Bbc Persia citando un account Instagram e pubblicando la foto della giovane vittima, Mehrdad Malek. «Questo non ha nulla a che vedere con la tutela della sicurezza nazionale», ha aggiunto Tajani, affermando che l'Italia «è ferma nel condannare la pena di morte». Il ministro ha osservato che tutte «le forze politiche sono favorevoli» perchè nessuna autorità può arrogarsi il diritto di togliere la vita anche a un condannato. «A maggior ragione», ha proseguito il ministro in riferimento alle esecuzioni di giovani manifestanti in Iran, «quando il reato commesso non è proporzionato a tale condanna». Secondo Tajani, i giovani che sono stati condannati a morte in Iran «erano persone che avevano partecipato a delle manifestazioni». Il ministro degli Esteri ha rivelato che l'ambasciatore iraniano ha affermato che riferirà al suo governo. «Per noi - ha proseguito - resta l'indignazione e la condanna, per altro espressa dal presidente Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e da tutti quanti noi. Ci auguriamo che l'Iran risponda positivamente alle richieste dell'Italia». «La decisione di dare il via a esecuzioni capitali di giovani manifestanti ha rappresentato per noi la linea di non ritorno».

Un incontro che gli organi del regime di Teheran riferiscono così: «Tajani ha rappresentato le sue preoccupazioni riguardo alla pena di morte» si legge nei

post della rappresentanza diplomatica iraniana a Roma: «L'ambasciatore Sabouri ha spiegato nel dettaglio aspetti della Sharia e dei fondamenti legali applicati dai tribunali iraniani nel caso di condanne capitali e qesas».

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