Basta con il vittimismo delle Ong ad ogni controllo delle forze dell'ordine dopo uno sbarco di migranti. Non si tratta di pretesti per impedire alle navi di ritornare in mare, come ogni volta accusano le Ong, ma di controlli legittimi da parte dello Stato di approdo. È la conclusione a cui è arrivato l'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Unione europea, Athanasios Rantos, nel ricorso proposto dalla Sea Watch dopo il fermo avvenuto nell'estate 2020 delle navi Sea Watch 3 e Sea Watch 4. Entrambe avevano effettuato attività di ricerca in mare e, pur non essendo certificate per il servizio, avevano raccolto un numero di migranti superiore a quello certificato. Dopo il puntuale sbarco in Italia, nello specifico a Palermo e Porto Empedocle, le navi furono ispezionate e le capitanerie di porto riscontrarono «carenze tecniche e operative». Scattò il fermo. Sea Watch fece ricorso al Tar, che interrogò la Corte anche per chiarire la portata dei poteri dello Stato di approdo.
Le conclusioni dell'avvocato generale, che non sono vincolanti per la Corte ma generalmente ne indirizzano il giudizio, chiariscono come anche le navi Ong debbano rispettare le norme del diritto internazionale e del diritto Ue. La Sea Watch, in pratica, non era «esonerata» dall'obbligo di rispetto della legge solo per il «semplice fatto» che «sistematicamente» è impegnata in attività di soccorso.
Peraltro, anche il tribunale del Riesame di Ragusa nel rigettare nell'aprile 2021 la richiesta di dissequestro della Mare Jonio, aveva enunciato il principio, confermato poi dalla Cassazione, secondo cui non tutti i salvataggi dei migranti sono scriminati soprattutto se non sono effettuati su base volontaria ma dietro il pagamento di un corrispettivo (cosa di cui sono accusati nel caso Mare Jonio l'ex disobbediente Luca Casarini e soci).
«Il governo ne prenderà atto, difenderà sovranità, legalità e confini nel Mediterraneo o fingerà di non sapere per tenere unita la sua dilaniata maggioranza a detrimento degli interessi dell'Italia?» si interroga Andrea Delmastro, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Esteri. «Finalmente prosegue - si riafferma il diritto sovrano degli Stati al controllo delle zone marittime di pertinenza, alla difesa dei confini, della sicurezza e della legalità. Finalmente viene ripristinata la legalità e la sovranità degli Stati sui deliri immigrazionisti di certa sinistra». Secondo Francesco Torselli, capogruppo di Fdi nel Consiglio regionale toscano sono necessari «accordi di cooperazione e gestione dei flussi. Oltre a stabilire un blocco navale per fermare le partenze clandestine». Per il momento però non si frappongono ostacoli all'opera sistemica delle Ong di recuperare migranti e sbarcarli in Italia. Prova ne è lo sbarco ad Augusta di 573 migranti recuperati in mare e trasbordati su nave Diciotti. Fra loro una vittima della traversata e un migrante che necessitava di cure mediche.
Intanto il ministro dell'Interno Lamorgese, che ha ricevuto al Viminale gli omologhi di Francia, Spagna e Germania per un incontro sul nuovo Patto europeo per la migrazione e l'asilo, parla di «un proficuo confronto sul futuro delle politiche migratorie
dell'Ue e sul metodo di lavoro da seguire che prevede un approccio graduale e parallelo sia sugli aspetti legati alla responsabilità sia a quelli connessi alla solidarietà». Alle parole sarebbe l'ora che seguissero i fatti.
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