Le visite compiute nei giorni scorsi dal premier magiaro Viktor Orbàn durante il semestre di presidenza ungherese del Consiglio Ue, in particolare quella in Russia dove ha incontrato Vladimir Putin, hanno mandato in subbuglio le istituzioni europee. Oggi una ventina di Stati membri nella riunione del Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti) affronteranno Orbàn accusandolo di «slealtà» poiché in alcune delle sue dichiarazioni a Mosca «è andato direttamente contro le conclusioni del Consiglio Europeo».
Alcuni Stati membri ritengono che l'Ungheria non stia applicando il «principio di leale cooperazione» e, da quanto si apprende, ci sarebbe una «Polonia scatenata». C'è poi un altro punto che viene sollevato ed è la confusione che si è creata tra l'agire di Orbàn come primo ministro di un singolo Paese o a nome della presidenza europea per cui viene chiesta «maggiore chiarezza».
Se non si dovesse trovare una sintesi per la prima volta viene paventata l'ipotesi di togliere la presidenza di turno all'Ungheria. Si tratta di un punto di non ritorno che provocherebbe una rottura senza precedenti ma alcuni paesi come la Francia e i Baltici iniziano a parlarne. Da un punto di vista tecnico servirebbe il consenso di 20 Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell'Ue.
Dura anche la reazione del presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber che ha invocato un «cordone sanitario» per il neo costituito gruppo dei patrioti a causa della presenza di Orbàn: «coloro che vanno contro il progetto e le istituzioni europee, come Viktor Orban, che ha detto pubblicamente di voler smantellare il Parlamento Europeo, non possono rappresentare il Parlamento Europeo come istituzione».
La «conventio ad excludendum» non dovrebbe invece interessare i conservatori dell'Ecr che potrebbero avere una o più presidenze di commissione secondo il cosiddetto d'Hondt che le assegna in proporzione alla dimensione del gruppo. Tra le presidenze possibili ci sono la commissione Budget e Libertà civili (Libe) ma su quest'ultima non c'è un consenso unanime. Delle 24 commissioni, 7 presidenti andranno ai Popolari, 5 ai Socialisti, 3 ai Liberali, 3 ai conservatori dell'Ecr, 2 ai Verdi e 2 alla Sinistra e 2 sono ancora da definire.
La composizione definitiva verrà resa nota giovedì dopo la conferenza dei presidenti dei gruppi ma al momento, oltre all'Ecr, le caselle dovrebbero essere così ripartite: al Ppe le commissioni Affari esteri (Afet), Agricoltura (Agri), Industria (Itre), Affari costituzionali (Afco), Pesca (Pech), Controllo dei bilanci (Cont), Sanità pubblica (Sant), ai socialisti le presidenze delle commissioni Problemi economici (Econ), Ambiente (Envi), Commercio internazionale (Inta), Sviluppo regionale (Regi), Diritti delle donne e uguaglianza di genere (Femm) e ai liberali di Renew le commissioni Sviluppo (Deve), Affari giuridici (Juri) e Sicurezza e difesa (Sede). Ai Verdi dovrebbero andare la presidenza delle commissioni Mercato interno e protezione dei consumatori (Imco) e Diritti dell'uomo (Droi) mentre alla Sinistra le commissioni Lavoro e affari sociali (Empl) e Affari fiscali (Fisc).
Non si è fatta attendere la risposta da parte della Lega alle parole di Weber con il capo delegazione al Parlamento Ue Paolo Borchia che ha dichiarato: «Nessuna lezione di democrazia da Weber e compagni () i primi nemici della democrazia non sono i Patrioti, ma chi si ostina a ignorare il messaggio
lanciato dal voto dei cittadini».Ultima novità che arriva da Bruxelles è la costituzione di un nuovo gruppo di destra che verrà presentato oggi e si chiamerà «Europa delle Nazioni sovrane» nato su impulso dei tedeschi di Afd.
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