A poche ore dalla riunione straordinaria dei ministri dell'Energia europei prevista per oggi a Bruxelles, arrivano le dichiarazioni del premier italiano Mario Draghi che assumono una particolare importanza alla luce della tempesta che sta investendo l'Unione europea: «La crisi energetica richiede da parte dell'Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l'Europa di fronte all'emergenza». Parole che possono essere lette non solo con un riferimento al tema energetico ma, dopo l'esito delle elezioni italiane, rappresentano un monito ai partner europei per trovare soluzioni condivise anche con l'Italia prescindere dal colore politico del prossimo esecutivo. «Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi - ha aggiunto Draghi - non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali, proprio come lo siamo stati nel sostenere l'Ucraina».
Mentre in Italia da ottobre la bolletta della luce aumenterà di un ulteriore 59%, in Germania il governo ha annunciato un intervento dal valore compreso tra i 150 e i 200 miliardi di euro. La decisione tedesca è il segnale che i paesi europei, alle porte dell'autunno, iniziano a muoversi in autonomia e il consiglio straordinario dei ministri dell'energia di oggi ha il sapore dell'ultima spiaggia per una comune politica energetica. Sebbene il commissario Ue per la Giustizia Didier Reynders abbia annunciato che alla riunione dei ministri dell'Energia «ci saranno anche una serie di proposte per vedere come limitare l'aumento dei prezzi», in realtà le trattative per un pacchetto di misure condivise vanno avanti da varie settimane, per ora senza esito.
Il motivo del contendere è il tetto al prezzo del gas con la posizione italiana a favore dell'approvazione della misura. Non a caso il nostro governo, insieme ad altri dodici Paesi, ha scritto pochi giorni fa una lettera indirizzata a Bruxelles chiedendo l'applicazione del price cap sul gas. Nella lettera la proposta viene descritta come «l'unica che aiuterà ogni Paese a mitigare la pressione inflazionistica, gestire le aspettative e limitare gli extraprofitti del settore». Nonostante l'attivismo italiano, rimane la contrarietà tedesca, olandese, dei paesi di Visegrad e anche la Francia si è dimostrata tiepida all'ipotesi. Se anche questa riunione dovesse concludersi con un nulla di fatto, il ministro Roberto Cingolani non ha l'escluso l'ipotesi di pensare un price cap nazionale. Certo, si tratterebbe di una misura che testimonierebbe il fallimento di politiche energetiche comuni europee ma l'avvicinarsi dei mesi più freddi dell'anno impone si trovino soluzioni immediate.
Intanto Eurocommerce, l'associazione europea di categoria del commercio all'ingrosso e al dettaglio, ha lanciato un appello ai ministri dell'energia: «Invitiamo i ministri a
riconoscere che il nostro settore ha bisogno di un aiuto urgente». Le stime dell'associazione sono preoccupanti: gli alti costi dell'energia metterebbero a rischio dal 20 al 50% degli esercizi commerciali in tutta l'Unione Europea.
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