Dopo la Ue, i giudici: stop alla trascrizione del figlio di due padri "L'utero in affitto? È e resta proibito"

Il Tribunale di Milano ha annullato l'atto di nascita di un bimbo nato da due papà tramite maternità surrogata: "Le norme non la consentono". "Salvi" invece i figli di due madri. Così la biologia divide il mondo omosessuale.

Dopo la Ue, i giudici: stop alla trascrizione del figlio di due padri "L'utero in affitto? È e resta proibito"
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Una riga netta, un muro che separa e spacca a metà il mondo omosessuale nella sua battaglia per il diritto a riconoscere figli con genitori dello stesso sesso. Nel marasma di norme e di sentenze intorno ai figli - resi possibili solo dall'ingegneria genetica - di coppie gay fanno irruzione ieri le ordinanze con cui il tribunale di Milano risponde ai ricorsi della Procura contro quattro trascrizioni di bambini come figli di coppie omosessuali. E il destino dei bambini si biforca.

Viene cancellata la trascrizione ottenuta da una coppia di omosessuali maschi: il bambino torna ad avere un solo genitore. Non vengono cancellate invece le doppie mamme ai figli rivendicati come propri da omosessuali femmine.

É un doppio binario, destinato a fare discutere, ma che per i giudici milanesi è reso inevitabile dalle diversità biologiche, ovvero dalle leggi di natura. Per avere un bambino, la coppia di maschi gay ha dovuto inevitabilmente ricorrere alla maternità surrogata, ovvero all'utero in affitto. E i giudici, conformandosi all'orientamento della Cassazione, ritengono questa prassi in Italia assolutamente vietata. É vero che concepimento e gravidanza sono avvenuti all'estero, quindi (almeno per ora) non c'è un reato. Ma l'orientamento («invalicabile», lo definisce uno dei giudici) della Cassazione dice che l'utero in affitto è contrario all'ordine pubblico, ed è impossibile renderne legali le conseguenze. Da oggi il bambino al centro della causa milanese ha un solo papà.

Diverso il trattamento che i giudici riservano ai tre ricorsi sul riconoscimento da parte di coppie di donne. Qui non c'è stata maternità surrogata ma solo fecondazione eterologa, avvenuta all'estero perchè in Italia è vietata anch'essa. Ma è un divieto più blando, e che per i giudici non giustifica il richiamo all'ordine pubblico. Così i tre bambini per ora continuano ad avere due mamme a testa. Se la Procura vorrà insistere a chiedere l'annullamento potrà farlo, dice il tribunale, ma dovrà utilizzare una procedura più lunga e complicata, nominando un curatore degli interessi del bambino: che per i giudici dovranno prevalere su tutto.

I magistrati milanesi sanno di avere assunto una decisione non scontata, e non condivisa da altri giudici: non tanto nel dare torto ai gay maschi quanto nel dare ragione alle gay femmine. Finora le sentenze su questi temi erano poche, tra queste una della Corte d'appello di Firenze anch'essa favorevole alle trascrizioni ottenute da coppie femminili; ma altre sentenze, tra cui una della Cassazione, dicono invece che se un bambino nasce in Italia non può in nessun caso avere due mamme. Solo in futuro si vedrà se le ordinanze emesse ieri a Milano faranno tendenza, e questa diventerà la linea prevalente dei tribunali italiani, o se continuerà un valzer di sentenze in cui nessun sindaco capirà cosa sia possibile o vietato scrivere nei registri dell'anagrafe.

A ritenere inaccettabili le trascrizioni (sia da parte di coppie maschili che femminili) era stata la Procura di Milano, che con l'appoggio del governo - rappresentato dall'Avvocatura dello Stato - ne chiedeva la cancellazione integrale. A differenza di quanto accaduto a Padova , dove la Procura vuole azzerare anche trascrizioni risalenti a diversi anni fa, a Milano erano state impugnate solo atti anagrafici compiuti negli ultimi mesi, dopo la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione che chiudeva gli spazi ai riconoscimenti omosessuali. Il sindaco Beppe Sala però aveva continuato imperterrito a trascrivere maschi e femmine, e ieri presenta la decisione come una sua vittoria personale contro il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, cui attribuisce la colpa della «linea dura». In realtà, come si è visto, sui «due papà» il tribunale ha dato torto a Sala. E anche sulle «due mamme» tanti giudici hanno dubbi.

Paradossalmente, l'unico caso in cui nessuno mette in discussione «Mamma Uno» e «Mamma Due» è

quello in cui avvenga all'estero non solo il concepimento ma anche il parto, e le due mamme vengono registrate già sul posto. In questo caso i Comuni trascrivono senza obiezioni: un bell'incentivo al turismo riproduttivo.

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