La contabilità della disperazione è piuttosto sconnessa, perfettamente in linea con il caos afghano. Non si sa con precisione quante persone, a parte gli stranieri, abbiano titolo per decollare dall'aeroporto di Kabul. Di certo i locali che hanno collaborato a vario titolo con le forze della Nato, considerando anche i loro familiari, sono circa 300mila. Sono persone che pagherebbero un prezzo molto alto alla permanenza in Afghanistan, da salvare a tutti i costi. Mercoledì il diktat dei talebani, che avevano annunciato il divieto per gli afghani di avvicinarsi all'aeroporto e di fatto di partire, era sembrato una pietra tombale sulle speranze di chi sa che la propria patria diventerà una galera. Ma ieri piano piano si sono aperti degli spiragli che con il trascorrere delle ore hanno assunto le fattezze di una certezza. Nel pomeriggio Suhail Shaheen, portavoce dell'ufficio politico dei talebani, su Twitter aveva garantito che le persone con documenti in regola per l'espatrio avrebbero potuto viaggiare fuori dall'Afghanistan attraverso voli commerciali anche dopo il 31 agosto. Una dichiarazione che all'inizio poteva sembrare un bluff. In serata, però, dopo una trattativa complessa e movimentata, è arrivata la dichiarazione ufficiale. E il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha fatto sapere che i talebani si sono impegnati a lasciare uscire dall'Afghanistan «gli americani, gli afghani a rischio e altri occidentali» anche dopo il 31. Quindi nello stesso lasso di tempo, in una intervista al New York Times, anche il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha ulteriormente rassicurato gli afghani che cercano di lasciare il paese. «Le persone hanno bisogno di passaporti e visti per i paesi in cui stanno andando, e poi possono partire in aereo. Se i loro documenti sono validi, non chiederemo cosa facevano prima» ha detto. Confermando così anche le frasi fiduciose della cancelliera tedesca Angela Merkel che, sempre nel pomeriggio, si era sbilanciata a dichiarare, speranzosa: «La chiusura del ponte aereo non dovrebbe significare la fine degli sforzi per la protezione dei dipendenti afghani».
Intanto mancano sei giorni alla scadenza del 31 agosto e nessuno in Occidente sembra intenzionato a mettere alla prova la risolutezza dei talebani. Gli Stati Uniti stanno procedendo a tappe forzate allo sgombero dei «loro» afghani, martedì gli americani e i loro alleati hanno permesso ad altre 19mila persone di lasciare il Paese (11.200 a bordo di 42 aerei della US Air Force e 7.800 dagli alleati). Secondo il generale William Taylor, vicedirettore per le operazioni regionali degli Stati Maggiori Riuniti, 88mila persone sono state evacuate un undici giorni e «altre 10mila all'aeroporto in attesa di partire». Numeri imponenti ma comunque insufficienti a garantire la salvezza a tutti coloro che ne avrebbero diritto. Ma gli Usa sono ormai rassegnati. «La nostra missione resta immutata - dice Taylor - e fino alla fine consisterà nell'evacuare in sicurezza il maggior numero possibile di persone. Poi negli ultimi due giorni di evacuazione dall'Afghanistan sarà data priorità a truppe ed equipaggiamenti». Per questo secondo la ministra belga della Difesa Ludivine Dedoner, gli americani avrebbero chiesto agli alleati di sbrigarsi e concludere entro il 27 agosto.
Tutti i Paesi stanno facendo i loro conti. La Gran Bretagna spera di terminare l'operazione addio Kabul «entro 24-36 ore», come riferisce una fonte di alto livello della Difesa al Guardian. E anche l'Italia, da fonti vicine al ministero della Difesa, conta di chiudere la pratica in due o tre giorni. La Francia da parte sua dovrebbe concludere oggi, ma si era avvantaggiata evacuando 600 persone già a maggio, in seguito ad analisi pessimistiche che già circolavano al tempo sul futuro dell'Afghanistan. Una scelta allora criticata dagli alleati che non erano stati consultati ma che ora appare lungimirante.
Chiusura tragicomica con la grana dei due deputati statunitensi (il democratico Seth Moulton e il repubblicano Peter Meijer) che sono volati con un charter a Kabul scatenando
l'irritazione del Pentagono, che non solo non era stato avvertito, ma ha dovuto distrarre forze strategiche per assistere gli allegri compari. Un'altra pagina surreale della tragicomica fuga americana da vent'anni di Afghanistan.
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