Umiltà e schiettezza ma Freud resta un tabù

I modelli di analisi troppo legati al sesso e ai divieti del Sant'Uffizio a lungo in vigore

Umiltà e schiettezza ma Freud resta un tabù

E ora quest'altra. Bergoglio ci ha abituati alle sorprese, adesso ecco questa: è stato in cura psichiatrica. Quando aveva quarantadue anni ed era provinciale dei gesuiti argentini già da sei. Lo racconta la brava Franca Giansoldati nel dar conto dell'ennesimo libro-intervista rilasciato dal papa al francese Dominique Wolton. Ecco la frase: «A un certo momento ho sentito il bisogno di consultare un analista. Una psicanalista ebrea. Durante sei mesi sono andato nel suo studio una volta alla settimana per schiarirmi alcune cose». Segue l'elogio: «È stata una professionista valida, molto professionale come medico e come psicanalista, sempre rimasta al suo posto».

Gli esegeti potranno sbizzarrirsi sull'ultimo passaggio e chiedersi che significa. I giornalisti curiosi potranno sempre aspettare il prossimo viaggio papale in aereo e chiedere delucidazioni. Anche se Bergoglio sembra scivolare, qui, nella contraddizione: «Quando salgo sull'aereo e mi trovo davanti ai giornalisti ho l'impressione di scendere nella fossa dei leoni, e là inizio a pregare». Strano, perché ha sempre dato l'impressione di divertirsi, quasi non vedesse l'ora di quel momento. Invece: «Avverto molta pressione e ci sono stati anche degli scivoloni». Oh, be', meno male che se ne è accorto. Ma il fatto che, giunto nel mezzo del cammin di sua vita, il futuro papa abbia sentito l'esigenza di andare in analisi farà molto scrivere e discutere: i suoi fans plaudiranno alla sua umiltà e schiettezza, gli antipatizzanti penseranno «lo immaginavo».

Tuttavia, la domanda è un'altra. Come ha ricordato la vaticanista del Messaggero, ancora nel 1961 il Sant'Uffizio vietava la psicanalisi ai preti. Sì, perché la scuola freudiana era basata su una visione antropologica incentrata sul sesso, e ogni disturbo era ad esso riferito. Perciò, la domanda è: la psicanalista di Bergoglio a quale scuola apparteneva? Freudiana, junghiana, adleriana, lacaniana? Domanda numero due: perché il papa ha tenuto a precisare che era ebrea? Anche Freud era ebreo, si tratta di un riferimento? In effetti, può darsi di no, visto che le sedute di analisi freudiana vanno avanti anche anni, mentre Bergoglio se l'è cavata con soli sei mesi e, a quanto pare, ne ha tratto beneficio. Insomma, doveva trattarsi di un momentaneo stato di nevrosi (magari si rosicchiava le unghie), di una situazione passeggera di ansia (a quel tempo in Argentina c'era il regime militare) o di una metereopatia o di una leggera depressione esogena, chissà.

Certo, riesce difficile immaginare il sempre sorridente Bergoglio in preda all'ansia o alla depressione, ma, a quanto pare, deve essere rimasto guardingo se è vero quel che disse quando gli chiesero, a suo tempo, perché avesse deciso di risiedere a Santa Marta: «Per ragioni

psichiatriche» rispose, e non si capì se stesse scherzando. Ma è passato qualche anno ed ecco l'incipit del Messaggero: «Si sente imprigionato nella gabbia di Santa Marta (parole sue)». Be', vediamo di metterci d'accordo.

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