Il Consiglio di Stato blocca la trascrizione delle nozze gay contratte all'estero e i cattolici, di destra e di sinistra, cantano vittoria. Le conclusioni sono pressoché unanime: è l'ennesima sconfitta per i sindaci alla Ignazio Marino e Giuliano Pisapia. E, soprattutto, rischia di essere una croce tombale sul destino del ddl Cirinnà.
"Oggi il sindaco di Roma ha un motivo in più per dimettersi: la clamorosa bocciatura del Consiglio di Stato sulla trascrizione delle nozze gay in Italia", ha commentato il deputato centrista Paola Binetti che loda persino l'operato di Alfano, il quale " ancora una volta intasca un successo politico e personale clamoroso nell'esercizio del suo mandato. Non ci resta, quindi, che prendere atto, come ancora una volta, l'essenza stessa della famiglia fondata, emerga con caratteristiche sempre più nette, e a tutela di queste prerogative strutturali, ontologiche come le ha definite il Consiglio di Stato, debbono esserci politiche familiari forti e chiare anche in termini di sostegno economico alle famiglie e alle numerose in particolare". Dello stesso avviso la deputata centrista Eugenia Roccella secondo cui la sentenza: "dovrebbe avere un riflesso immediato sul ddl Cirinnà, che prevede la stepchild adoption, cioè l'adozione del figlio del partner; secondo la legge l'adozione può avvenire solo all'interno di coppie sposate, e quindi - stando alle sentenze della Consulta e del Consiglio di stato - eterosessuali. Decisioni come quella recente del tribunale di Roma, che ha esteso l'adozione alle convivenze omosessuali, sono quantomeno fantasiose, e aspettiamo con fiducia che la Corte di appello ristabilisca il rispetto della Costituzione". Il fuoriuscito Ncd Carlo Giovanardi, invece, si rivolge al ministro Alfano affinché chieda "al presidente del Consiglio Renzi di accantonare il ddl Cirinnà, in quanto totalmente contrario allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione, che viola grossolanamente sia nel merito, introducendo nel nostro ordinamento un simil matrimonio fra persone dello stesso sesso, sia nelle procedure utilizzate per iscriverlo in aula, saltando l'obbligatorio esame da parte della competente commissione Giustizia del Senato".
Il senatore forzista Maurizio Gasparri, interpellato telefonicamente da ilgiornale.it, si dichiara soddisfatto perché "la sentenza conferma il corretto operato del prefetto e smonta la manovra propagandistica creata da Marino col solo intento di fare gazzarra" e si augura che " anche nelle decisioni del Senato ci sua saggezza e non vi siano manovre in contrasto con la Costituzione e non si lasci, perciò, spazio ad adozioni o uteri in affitto". A considerare la sentenza come una propria vittoria è Mario Adinolfi, direttore de La Croce, che al giornale.it dichiara: "Noi cattolici 'resistenti' battiamo i cattolici 'sconfittisti' che dicevano che non avremmo mai vinto. Vinciamo nelle piazze, basti ricordare la manifestazione del 20 giugno. Vinciamo in Parlamento col ddl Cirinnà che è stato prima ritirato e poi riscritto. Vinciamo dal punto di vista giuridico con questa sentenza e, infine, vince la Chiesa che nella relazione finale del Sinodo mette una pietra tombale sui matrimoni gay, a dispetto di chi pensava che invece ci fosse un'apertura".
Chi, invece, proprio non ci sta è la comunità gay che per bocca di Franco Grillini, presidente di Gaynet, passa al contrattacco e punta il dito contro il giudice della sentenza: "L'euforia della destra italiana, la peggiore e più bacchettona d'Europa, per la sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all'estero, è del tutto ingiustificata. È un simpatizzante di Comunione e Liberazione e nel suo profilo Facebook pubblicizza link e si schiera con le iniziative delle Sentinelle in piedi" per cui "è mancata la terzietà e va quindi rivista la sentenza affidando il procedimento ad un giudice terzo".
E anche la senatrice Cirinnà, sebbene non parli di complotto, sembra intenzionata a non indietreggiare: "Le sentenze - scrive in un tweet - si rispettano e non si commentano, la divisione dei poteri è sancita in Costituzione. Il Parlamento deve fare presto le unioni civili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.