Unioni civili, via libera dal Campidoglio

Registro approvato. Attivisti cantano "Bella Ciao" in Aula. Ma il centrodestra farà ricorso: "Non ha alcun valore giuridico"

Unioni civili, via libera dal Campidoglio

L'assemblea capitolina dà il via libera all'istituzione nella Capitale del registro delle unioni civili. Il provvedimento, fortemente voluto dal sindaco Ignazio Marino e preceduto da mesi di polemiche, è stato votato dalla maggioranza di centrosinistra e dal Movimento 5 Stelle che ne è anche il promotore. "Finalmente anche Roma si dota di un registro delle unioni civili - ha commentato Marino - è un risultato atteso da tempo, che pone Roma sempre più in prima linea sul fronte dei diritti degli individui e del riconoscimento dei legami affettivi stabili. La Capitale dà il segnale che, in questa città, l’amore è uguale per tutti". Ritenendo che il provvedimento sia illegittimo e senza valore, in assenza di una legislazione nazionale che regolamenti le coppie di fatto, il centrodestra ha già annunciato un ricorso giudiziario.

Urla di gioia, applausi e abbracci tra il pubblico subito dopo il via libera del consiglio comunale al provvedimento. In tanti hanno esposto i cartelli raffigurante un cuore con al centro il simbolo dell’uguale. L’ok alla delibera è stato accolto, dai movimenti omosessuali e da tutti i sostenitori della delibera, dal canto "Bella ciao". "Ora candidiamo Marino al Quirinale", ha commentato il portavoce del Gay Center, Fabrizio Marrazzo, che ora chiede al governo Renzi di fare quanto prima una legge sulle unioni civili. Un emendamento della maggioranza approvato con la delibera stabilisce che le trascrizioni dei matrimoni all'estero siano inseriti nel registro. Un altro, a firma del radicale Riccardo Magi (Lista Marino), prevede che chi si iscrive al registro è equiparato al parente prossimo della persona con cui si è iscritto ai fini dell’assistenza. Il documento approvato oggi porta le firme di una storica attivista per i diritti Lgbt, la consigliera Imma Battaglia (Sel), Magi (Lista Marino), di Virginia Raggi (M5S), di Svetlana Celli (Lista Marino) e di Massimo Caprari (Centro Democratico). "Ora bisogna battersi per il matrimonio gay - ha commentato il leader di Sel, Nichi Vendola - oggi l’urgenza è di uscire dal Medioevo e di consentire alla coppie di fatto e alle unioni civili di poter avere riconoscimento e legittimazione giuridica".

In realtà, come ha fatto notare il senatore azzurro Maurizio Gasparri, il registro non ha alcun valore giuridico ed è solo un’autentica provocazione. "Marino ha già violato la legge registrando alcuni mesi fa delle unioni omosessuali fatte all’estero - ha spiegato Gasparri - ora, nel tentativo di accaparrarsi i favori della sinistra, fa approvare un registro che per lo Stato italiano è carta straccia. Marino non ha alcun titolo per stravolgere la Costituzione e il diritto naturale".

Quello di Marino è, infatti, un tentativo privo di appigli giuridici di riconoscere diritti alle coppie gay. "La messa in scena andato in onda oggi - ha commentato l'ex sindaco Gianni Alemanno - è un’iniziativa contro la legge, che serve solo ad illudere le persone e ad indebolire le famiglie".

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