Un'ora a scuola per dire basta ai violenti

La morte di Giada Zanola è avvenuta pochi giorni fa

Un'ora a scuola per dire basta ai violenti
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La morte di Giada Zanola (nella foto a destra), afferrata dalle ginocchia e gettata sotto un cavalcavia dal suo ex compagno, come un sacco di rifiuti di cui doversi disfare, come fosse un pacchetto d'ossa senza nome né valore, come teatro di uno scempio annunciato, questa morte (ennesima, furiosa, irricevibile) è avvenuta pochi giorni fa, dunque in prossimità della festa della Repubblica. Sergio Giordani, sindaco di Padova, ricordando la giovane non ha dissociato i due avvenimenti, sottolineando tutti quei valori affluenti a una sigla così bella eppure così difficile da praticare: Repubblica, stupendo stendardo a dieci lettere che dovrebbe implicare rispetto, impegno, cura, fiducia, soprattutto libertà: amore, in una parola.

Ieri però guardavo il bollettino dei femminicidi italiani. Ieri aggiungevo un altro numero all'elenco e pensavo che il mio Paese non è una Repubblica. Da questo punto di vista pare più una corrida, un mattatoio col sangue sempre fresco, una danza balorda dove la donna raramente si salva, se le va bene rimane sfregiata a vita.

L'Italia non è una Repubblica, mi sono detta. È barbarie, anarchia totale, lutto del senso civico, su cui tutti dovremmo lavorare per porvi rimedio. Ma in quale altro modo ancora? Se lo chiedeva anche Anna Maria Ortese, autrice che ha riflettuto di continuo sulla sofferenza delle creature, come sulle modalità per far cessare quel dolore immane.

«Un'ora di morale nelle scuole?» scriveva con tormento, «Oppure ora di religione? Non importa il nome, ma un'ora è necessaria». Aveva ragione: la Repubblica (vera) tornerà solo da quella strada, un'altra Giada sarà risparmiata se chi verrà dopo di noi sarà educato al Bene.

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