Ida Di Benedetto è un'attrice napoletana importante. Oggi ha 80 anni. Di lei disse cose meravigliose il supremo Giorgio Strehler. Ida ha avuto diversi uomini, e un marito con il quale ha fatto due figlie, poi 30 anni fa, quando ne aveva 50, ha iniziato una relazione con il ministro Giuliano Urbani, e 6 anni fa lo ha sposato. In questi giorni si è saputo che Urbani si è ritirato in una Rsa e ha detto che sta lì per aspettare la morte. Lei smentisce: «Ma quale morte? È un bugiardo, come sempre. Sta benissimo in quella Rsa di lusso. Mi ha tradito tante volte ma io gli voglio molto bene. Parliamo di cinema».
Lei è stata una delle attrici preferite da Carlo Lizzani, da Nanni Loy...
«Vorrei ricordare Salvatore Piscitelli, per me è stato un faro. All'inizio non voleva neppure incontrarmi, diceva che aveva visto le mie foto e non andavo bene per lui. Poi mi ha vista ed è bastata mezz'ora per diventare la sua musa. È morto purtroppo pochi mesi fa a 75 anni. Nella mia carriera ho lavorato con grandi registi e si faceva gran cinema. I film erano veramente molto belli. Oggi lo sono meno, infatti vado raramente al cinema».
Perché è tornata a vivere a Napoli?
«Avevo nostalgia del mare. A Napoli ci sono due cose: la città e il mare. Il mare è tutto. La città non mi è mai piaciuta».
Lei ha subito una rapina poco più di un anno fa.
«Più di una. La prima cosa che mi hanno rubato è stata la macchina. Poi hanno preso di mira la mia casa. Un furto dopo l'altro. Io li odio. L'ultima rapina è stata terribile. Si sono arrampicati sul balcone. Io ero nella mia stanza, dormivo. Ho visto un'ombra. Mi sono alzata, sono andata a vedere se mio marito dormiva. Allora sono tornata verso la mia stanza ma ho sentito una spinta, un colpo fortissimo, sono caduta. Loro mi hanno spinto nella mia stanza e hanno chiuso la porta a chiave. Io sono uscita sul balcone e ho iniziato a urlare. Con la mia voce abituata a recitare nelle tragedie greche. Ci ho messo tutto quello che avevo nel petto. Nessuno si è affacciato, nessuno ho chiamato la polizia. Nessuno è venuto in mia aiuto».
Nessuno?
«Nella villa comunale di fronte al mio balcone c'era una signora che si è affacciata. Mi ha chiesto cosa fosse successo. Io continuavo a gridare. Lei ha capito e ha chiamato la polizia. È arrivata dopo un'ora».
Parliamo di Giuliano Urbani. È in una Rsa e aspetta di morire. Ha detto così.
«Non mi piace questa cosa. Mio marito ha detto sempre tante balle. Come la maggior parte degli uomini».
Perché l'ha detto?
«Per giustificare il fatto che sta lì in questa Rsa».
Ma perché sta lì?
«Perché ha paura di restare solo. Soffre di una forma di idrocefalia e per guarire serve la chirurgia. Ma lui per anni ha rinviato. Non voleva operarsi. Io sono stata anni senza lavorare per seguirlo. Alla fine è stato Gigi Marzullo a risolvere. Una volta lo incontrai e lui mi diede il telefono di un grande medico. Io ci parlai e il medico chiamò Giuliano e gli disse: Venga da me il tale giorno. Giuliano andò, e quella volta cedette e si operò. Sennò sarebbe morto».
E ha scelto lui di andare nella Rsa?
«Sì».
Ma lei come mai ha sposato Urbani?
«Stavamo insieme da più di vent'anni. È riuscito a convincere le mie figlie che dovevamo sposarci. E loro mi hanno convinta. Io ero contrarissima. Lui voleva farlo per avere la sicurezza di essere accudito».
Oggi che rapporto avete?
«Ci vogliamo molto bene e ora provo una grande tenerezza. Tra qualche giorno lo vado a prendere con la macchina e lo porto a Napoli e stiamo lì una decina di giorni. Quest'estate siamo stati in campagna. Non è stato mica abbandonato».
Ma la sua vita con lui, prima della Rsa, come è stata?
«Non me l'aspettavo questa vita. Non aspettavo un intellettuale che facesse politica. Io amo i grandi autori, gli autori di teatro, di romanzo».
A lei piaceva frequentare il Palazzo?
«No. Il Palazzo non fa parte della mia vita. È un accrocchio di persone buone, cattive, sceme, intelligenti (poche.)».
Uomini politici che le piacevano?
«Craxi e Berlinguer. Poi basta».
Berlusconi?
«Era simpatico. Faceva importantissime opere di beneficenza e non voleva che si sapesse. Era molto generoso. Amava stare in allegria, stare con le persone. Poi le sue scelte politiche certo non le condividevo».
Lei è una donna di sinistra. Condivideva le battaglie di Urbani?
«Le battaglie politiche sì. Ma il fatto che si trovasse lì in Forza Italia no. Glielo chiesi: Perché stai lì?. Mi rispose: Perché avevano bisogno di me e mi pregarono di aiutarli a creare un nuovo partito. Mica era sempre in linea con Forza Italia. Anzi, spesso dissentiva. Alla fine litigarono. E Giuliano se ne andò».
Si dice che lei sia stata per anni l'amante di Pippo Fava. È vero?
«Vero. È stato il grande amore della mia vita. Scriveva romanzi, faceva il giornalista, dipingeva, faceva film. Era grandioso. Lo hanno ucciso perché era contro la mafia. Lo avevano minacciato. Lo avevano avvertito. Lui girava con la pistola. Aveva paura, aveva subito già molti attentati».
Che rapporti ha avuto con Claudio, il figlio?
«Avevo rapporti soprattutto con la figlia di Pippo. Con Claudio no. Eravamo amici. Ma dopo la morte del padre mi ha allontanato. Probabilmente per non far soffrire sua madre».
Ha sofferto il ruolo dell'amante?
«Sì, ho sofferto molto. Ma sono molto contenta di averlo amato. È durata sei anni».
La moglie lo sapeva?
«Sì, certo. Si stavano lasciando».
Che difetti aveva Fava?
«Aveva il difetto di tutti gli uomini: bugiardo».
Era amato dalle donne?
«Sì, molto amato».
Lei lo ha tradito più o meno di quanto è stata tradita da lui?
«Pareggio».
E con Urbani ci sono stati tradimenti?
«Come no! (E ride). Giuliano mi tradiva».
E lei ha contraccambiato?
«No. Mi ero stufata».
Lo ha perdonato?
«No. Mai».
Ha saputo con chi l'ha tradita?
«Con quattro sceme. Potevo mica essere geloso di quelle. Dicevo: Mi fai pena. Giusto gli ho dato qualche calcio».
Lo ha amato come ha amato Pippo?
«No. A Giuliano voglio bene. Per Pippo era una passione sfrenata».
Vogliamo riportarlo a casa il ministro Urbani?
«No. Non vuole venire. Sta bene lì: questa rsa è una villa grandiosa, dove hanno soggiornato Mussolini e la Petacci. Ha un grande giardino. È assistito benissimo».
E quindi non è vero che vuole morire?
«Macché! Non dia retta».
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