Inizia a delinearsi il quadro delle forze politiche che sosterranno Ursula Von der Leyen nel voto all'Europarlamento di giovedì prossimo per la sua riconferma a presidente della commissione Ue. Sebbene restino alcuni nodi (tutt'altro che secondari) da sciogliere, ci sono punti fermi da cui partire. Innanzitutto il sostegno dei popolari, dei liberal di Renew (tranne i 6 europarlamentari della delegazione irlandese) e dei socialisti.
Diverso il discorso per i conservatori dell'Ecr e soprattutto per la delegazione di Fratelli d'Italia per cui se «al momento non ci sono le condizioni per votare Von der Leyen» (Nicola Procaccini, co-presidente dell'Ecr dixit), tutto dipenderà dalla trattativa in corso con Giorgia Meloni per ottenere un commissario di peso per l'Italia e la vicepresidenza della commissione Ue. A margine del vertice Nato la Meloni ha chiarito le sue priorità nel suo «doppio ruolo»: «Come presidente del Consiglio italiano il mio obiettivo unico obiettivo è portare a casa per l'Italia il massimo risultato possibile. Come presidente di Ecr: Von der Leyen incontrerà il nostro gruppo e a valle di quello che lei dirà chiaramente dialogheremo con le altre delegazioni e decideremo che cosa fare».
Il riferimento è all'incontro previsto per martedì tra la Von der Leyen e la delegazione dell'Ecr che dovrebbe orientarsi a concedere libertà di voto ai singoli partiti del gruppo. La Von der Leyen potrebbe così contare anche su qualche voto dei conservatori per raggiungere la fatidica cifra di 361. Un ostacolo per ottenere non solo i voti dell'Ecr ma anche di una parte dei popolari potrebbe però essere un accordo con i verdi. Ieri Brando Benifei, capo delegazione del Pd al Parlamento Ue, lo ha detto senza giri di parole: «Abbiamo chiesto di lavorare per una maggioranza larga che coinvolga pienamente e strutturalmente i Verdi ed esamineremo le risposte che riceveremo». Nel frattempo si lavora anche ai nomi per i commissari europei e, se per l'Italia il favorito rimane Raffaele Fitto, molti Stati membri hanno già dichiarato le proprie candidature. Si va dal ministro svedese dell'UE Jessika Roswall all'irlandese Michael McGrath passando per il lettone Valdis Dombrovskis, lo slovacco Maro efovi, il finlandese Henna Virkkunnen e lo sloveno Toma Vesel. A questi nomi vanno aggiunti il portoghese Costa come presidente del Consiglio Ue e Kaja Kallas come alta rappresentante per la politica estera Ue. Altra partita è quella inerente ai presidenti delle commissioni del Parlamento Ue che verranno resi noti il 23 luglio seguendo il metodo d'Hondt (ad eccezione del gruppo dei Patrioti verso cui dovrebbe verificarsi il cordone sanitario). Nella già complessa partita per la riconferma, una nuova tegola potrebbe abbattersi su Ursula Von der leyen poiché, da quanto si apprende dal calendario pubblicato dalla Corte di giustizia dell'Ue, il 17 luglio, giorno precedente la votazione del Parlamento europeo, verranno emesse le sentenze relative a due casi contro la Commissione europea e l'operato della presidente di commissione Ue nella firma dei contratti di vaccini Covid. Più in discesa è il percorso di Roberta Metsola la cui riconferma alla presidenza del Parlamento ha un vasto consenso, al punto che tutti i partiti italiani voteranno a suo favore. Non solo Forza Italia e Pd, i cui gruppi Ppe e S&D hanno raggiunto un accordo sul suo nome, ma anche le delegazioni di Lega, Fdi, M5s e Verdi voteranno per la Metsola.
Intanto non si placano le polemiche nei confronti del primo ministro ungherese Viktor Orbàn per le sue recenti visite a Putin, Xi Jinping e Trump che, secondo il portavoce del ministero degli Esteri tedesco Sebastian Fischer, hanno causato «enormi danni».
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