Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue: ecco chi è

Ursula von der Leyen, fedelissima della Merkel e attuale ministro della Difesa tedesco, eletta presidente della Commissione Ue

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue: ecco chi è

Karl Lagerfeld, lo "zar" della moda in Germania, l'ha definita la "ministra della guerra". Lei, attuale titolare del dicastero della Difesa in Germania nonché prima e unica donna a rivestire questo ruolo, è la nuova presidente della Commissione Ue. Ursula Von der Leyen, fedelissima di Angela Merkel, è un medico che vanta sette figli e la discendenza dal barone del cotone Ludwing Knoop.

Fan delle quote rosa (ha proposto di inserirle anche per i graduati dell'esercito, sebbene solo nel servizio sanitario militare) e paladina delle mamme lavoratrici, ha fatto parlare di sé in patria teutonica diverse volte, soprattutto quando nel 2014 ha proposto di aumentare le truppe tedesche nelle missioni internazionali. La von der Leyen ha proposto anche un ruolo più forte della Nato nel conflitto ucraino, ha proceduto all'avvio da parte del Bundesregierung delle attrezzature militari e veicoli blindati al governo iracheno e ha sostenuto l'idea degli aiuti militari ai curdi, il tutto per contrastare l'avanzata militare dei jihadisti dello Stato islamico.

Tra le altre note di colore nel curriculum della ministra c'è una gaffe calcistica. Era il 21 agosto 2014 quando Ursula von der Leyen, sull'onda dell'euforia per la vittoria mondiale in Brasile, aveva promesso di mandare in Russia e Qatar, in occasione dei mondiali di calcio programmati in quei Paesi, ''personale pronto a sparare'', alludendo ai giocatori. A una domanda sull'opportunita' di disputare una competizione internazionale di quella portata in Paesi al momento duramente criticati per la crisi ucraina e per i finanziamenti allo Stato islamico (Isis), von der Leyen ha risposto: ''Ovunque si giochi, la Germania manderà personale pronto a sparare''. Il doppio senso della ministra ruotava intorno al verbo tedesco 'schiessen', che significa sparare, ma anche tirare in porta.

Nel 2015 finì nella bufera dopo che il settimanale Bild la accusò di aver manipolato un rapporto sul fucile d'assalto G36, da mesi al centro delle critiche per un difetto di precisione alle alte temperature di esercizio. Ma ne uscì indenne. Così come venne "graziata" dalle accuse di aver "copiato" la tesi di laurea di specializzazione in ginecologia all'Università di Hannover nel 1991. "Vi sono degli errori, ma non degli errori di comportamento", spiegò il Senato della Facoltà di Medicina di Hannover.

Quando nel 2016 vinse Trump, la tedesca parlò in tv di "un forte choc" e ingaggiò un duello sui debiti della Germania con la Nato. Infine, in tema di migranti, la von der Leyen nel gennaio scorso in una intervista a Repubblica accusava l'Italia: "Tiene le navi nel Mediterraneo senza fare nulla" e chiedeva un "chiarimento politico" su Sophia. "L'Italia ha il comando della missione e ha deciso così. So soltanto che lì non ci sono flussi di migranti né c'è traffico di esseri umani. In sostanza siamo costretti a rimanere in una posizione di attesa. E ormai da moltissimi mesi. L'ultima volta che siamo riusciti a prendere dei profughi in mare risale ad aprile. Perciò chiediamo che questa partita venga chiarita a Bruxelles. Per noi è molto importante che i ministri dell'Interno chiariscano questo punto. Se si scioglie questo nodo, in dieci giorni la nostra nave può tornare lì". Poche ore dopo arrivò la risposta della Commissione Ue: "Operazione Sophia continua ad applicare in pieno il suo mandato, è avvenuto così nei mesi passati, ed è ancora così.

Il mandato è molto chiaro, ed il suo compito principale è quello di lottare contro i trafficanti esseri umani, e questo sforzo è ancora in corso". Adesso, sui migranti ma anche su molte altre questioni, bisognerà capire quale apporto darà la "ministra della guerra".

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