Luigi Di Maio, in America, sta perdendo il suo tempo. Parola del politologo statunitense Edward Luttwak che, ai microfoni dell’AdnKronos, ha duramente sentenziato: “Gli Usa non sono minimamente interessati a sviluppare rapporti col Movimento 5 Stelle”.
Insomma: niente da fare per il vice presidente della Camera che, come ha annunciato lui stesso su Facebook, nelle scorse ore è volato ad Harvard, nel Massachusetts, per “far conoscere il vero Movimento, senza il filtro dei media o del sentito dire”.
Ma il suo intervento, organizzato all’Ash Center for Diplomatic Governance and Innovation dal prestigioso laboratorio Yes Europe Lab, si è trasformato in un esame. Di Maio aveva immaginato di doversi cimentare nell’esegesi del “grillismo”, invece, si è trovato di fronte ad un pubblico particolarmente critico che, con domande sempre più incalzanti, lo ha condotto ben oltre gli argomenti immaginati.
E, in particolare, la stampa si è soffermata sull’imbarazzo del grillino di fronte al quesito sollevato, con intento provocatorio, da un chirurgo napoletano che vive in Nuova Zelanda e che, i nostri media, hanno erroneamente dipinto come un ricercatore: “Vi siete presentati sulla scena anche parlando di competenze. Ma io non accetto che questo partito sia fatto da persone con un’istruzione molto bassa, come anche lei, bisogna dire, che non ha finito l’università ma che parla di eccellenze universitarie. Paola Taverna, che faceva l’assistente di laboratorio, deve venire a spiegare a me, che studio queste cose da anni, come funzionano i vaccini?”.
“Avrò risposto a oltre dieci domande quella sera - si è difeso in un secondo momento Di Maio - ma i media hanno riportato l’unica domanda fatta da una persona che non era né ricercatore, né studente, né docente di Harvard. Ma che grazie alla furia cieca della disinformazione, da oggi potrà fregiarsi di questi titoli”.
Ma, polemiche a parte, Di Maio ha superato la prova? Non per Luttwak secondo cui: “Abbiamo a che fare con un movimento eccentrico, che non appartiene oggi all’universo Usa e non gli apparterrà in futuro. Se i 5 Stelle vogliono sviluppare rapporti in America stanno solo perdendo tempo, perché gli americani non sono interessati a loro”. Neanche la retorica del cambiamento, egregiamente sfoggiata dal pentastellato secondo cui “il Movimento 5 Stelle vuole cambiare il modo di fare politica per fare emergere le migliori energie di cui l’Italia dispone”, sarebbe quindi servita a vincere la diffidenza della platea.
Gli States, purtroppo per Di Maio, non sono l’Italia. “C’è un punto di vista specificamente americano sui 5 Stelle ed è il seguente: l’Italia ha bisogno di enormi cambiamenti.
M5S cattura questa volontà di cambiamento, solo che la mette in un imbuto e la trasforma in niente. Grillo – conclude Luttwak – è il più grande sostenitore dello status quo. Cattura lo spirito di cambiamento e lo porta al niente”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.