Da guerra calda a guerra (di nuovo) fredda, ricordando un certo Churchill. L'assist di realpolitik al Segretario di Stato americano Anthony Blinken arriva da sir Stephen Lovegrove, consigliere per la sicurezza nazionale britannico, in missione in questi giorni a Washington per ragionare sulla cornice del conflitto in Ucraina: ovvero le tensioni su Taiwan e il braccio di ferro di Mosca e Pechino con l'alleanza atlantica.
Forse per questa ragione Usa e Russia, dopo mesi di torbidi silenzi, iniziano a parlarsi, anche se ancora in maniera sotterranea, ma consapevoli che non avranno alcun intermediario: solo filo diretto. L'occasione è un possibile scambio di prigionieri americani ritenuti detenuti ingiustamente in Russia, tra cui la star del basket Brittney Griner, come ammesso da Blinken in persona che, nei prossimi giorni, vedrà il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Se è ancora prematuro parlare di una fase nuova dello scontro in atto tra i due big players dallo scorso febbraio, è certamente un segnale di oggettivo scongelamento che va seguito con attenzione.
«Ho intenzione di sollevare un argomento che è una priorità per noi: il rilascio di Paul Whelan e Brittney Griner, che sono stati arrestati ingiustamente e a cui dovrebbe essere permesso di tornare a casa - ha detto Blinken - abbiamo messo un'offerta consistente sul tavolo dei negoziati diverse settimane fa per facilitare questi rilasci». Il passaggio potrebbe essere contenuto nel più ampio confronto che Blinken avrà con Lavrov partendo dalla crisi del grano, apparentemente sbloccata dopo l'accordo raggiunto tra Ucraina e Russia, sotto l'ombrello di Onu e Turchia ma che va corroborato da una più generale strategia proprio tarata sui desiderata di Washington e Mosca, per evitare che naufraghi nel breve periodo.
«Al momento non ci sono accordi su questo», ha commentato il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, ma ieri la Cnn ha già ipotizzato i termini dell'accordo: Griner, accusata di traffico di droga, e Whelan, accusato di spionaggio, in carcere in Russia, sarebbero rilasciati in cambio del trafficante d'armi russo Viktor Bout, detenuto negli Stati Uniti. Quest'utimo, conosciuto anche come The merchant of death, è stato condannato a 25 anni di carcere dopo una travagliata estradizione dalla Thailandia. Già in passato uno scambio di prigionieri era stato concretizzato sui nomi dell'ex marine Trevor Reed, rilasciato dalla Russia dopo due anni in cambio del trafficante di droga Konstantin Yaroshenko.
Che la mossa sia stata, per così dire, favorita dai consigli dell'alleato inglese non è dato saperlo, ma sta di fatto che la tesi di Lovegrove è esattamente questa: ovvero l'Occidente non parla abbastanza con Russia e Cina e deve sforzarsi di riallacciare quantomeno un dialogo, sotto traccia o meno poco importa, per impedire il concretizzarsi del rischio nucleare. Il consigliere per la sicurezza nazionale britannico, pur ricordando la «brutale invasione dell'Ucraina», ha manifestato un certo rimpianto per la Guerra Fredda. In quella stagione, ha osservato, il negoziato «permise a noi di migliorare la comprensione della dottrina sovietica e del loro potenziale e viceversa, portandoci a un livello di fiducia sufficiente ad allontanare il pericolo di scatenare una guerra nucleare per errori di calcolo».
La direzione di marcia è stata indicata, ovvero
quella diplomazia delle «mascelle» contro la prospettiva di una minaccia bellica tout court che coinvolga tutti i continenti, magari ricordando le parole di Winston Churchill: noi vogliamo il 'jaw jaw', non il 'war war'.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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