In un colpo solo il presidente del Lazio Nicola Zingaretti diventa l'idolo dei farmacisti e il nemico giurato dei medici di famiglia. «I vaccini si potranno fare anche in farmacia» dichiara mentre annuncia di aver messo a disposizione dei punti vendita più di 100mila dosi di vaccino. «Le farmacie - stabilisce nell'ordinanza - non solo potranno venderle al cittadino. Alcune che hanno i requisiti tecnici, ovvero locali idonei, attrezzature e personale, possono somministrarlo anche ai cittadini». In 400 potranno fare le veci dello studio medico.
«La Regione Lazio fa compiere all'assistenza territoriale un passo importantissimo, che adegua gli standard regionali a quelli dei paesi leader dell'Unione europea» commenta Andrea Mandelli, presidente del farmacisti della federazione Fofi che da mesi chiede di poter offrire il servizio.
È netto invece il disaccordo del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. «È inconcepibile - insorge - che proprio i medici, unici legittimati a porre in essere atti clinici sul paziente, non siano stati interpellati su decisioni che riguardano le competenze della loro professione e la salute dei cittadini». Coinvolgendo 400 farmacie, calcola, «saranno 80 per farmacia le fiale distribuite. Un totale, dunque, di 32mila vaccini, destinati a chi non ha diritto alla somministrazione gratuita: una percentuale minima, che potrebbe tranquillamente continuare ad essere somministrata, come avviene da vent'anni a questa parte, nei 6mila studi dei medici di medicina generale, in ambiente sicuro, attrezzato e protetto in caso di reazioni avverse».
Il tira e molla su chi deve somministrare il vaccino sembra, almeno in Lazio, scavalcare totalmente la polemica sulle scorte, insufficienti nella maggior parte delle regioni.
«Il Lazio - assicura l'assessore laziale alla Sanità, Alessio D'Amato - è la prima regione per dotazione di scorte di vaccini anti-influenzali, 2,4 milioni. Questo ci consentirà di coprire in maniera ampia tutta la fascia di popolazione, soprattutto fino ai 6 anni e oltre i 60. Non ci deve essere nessuna ansia, le scorte sono sufficienti per tutti».
Va invece in fumo un'altra ambizione di Zingaretti: quella di rendere obbligatorio il vaccino per tutti gli over 65. Al momento la categoria, che quest'anno comprende anche gli over 60, ha diritto alla somministrazione gratuita dell'anti influenzale ma non ha nessun obbligo. Ecco, il Tar del Lazio decide che continuerà a poter scegliere se vaccinarsi o meno. Il motivo? Semplicemente uno: Zingaretti ha cercato di prendere una decisione che invece spetta la ministero e non a un presidente di regione. Al di là della ragionevolezza della misura (peraltro auspicata dal Comitato tecnico scientifico), «la sua introduzione non rientra nella sfera di attribuzioni regionale ma, semmai, soltanto in quella statale. Sede quest'ultima cui va dunque ascritta ogni competenza e responsabilità in merito alla decisione di introdurre o meno obblighi di questo genere».
«La mia era una provocazione - si affretta Zingaretti a dare una spiegazione - Sappiamo che non compete a noi della regione ma volevamo dare un
segnale sull'importanza di farlo». Risultato: gli over 65 non sanno più che fare, hanno perso il senso dell'urgenza della vaccinazione e, quelli che lo vogliono fare, non sanno più che fare: andare dal medico o in farmacia?
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