Il "Vaffa" dei 5s a Grillo. "La figura del Garante? Da eliminare o solo gratis"

Le proposte dei militanti per esautorare il fondatore. E si teme una guerra legale

Il "Vaffa" dei 5s a Grillo. "La figura del Garante? Da eliminare o solo gratis"
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Gli attivisti e i parlamentari. Tutti con un Grillo per la testa. Mentre sono al centro dell'attenzione temi come la regola dei due mandati e le modifiche a nome e simbolo del M5s, si combatte anche un'altra battaglia. Quella che potrebbe avere come conseguenza la messa alla porta del fondatore per volontà della base. Uno dei punti fondamentali su cui si giocherà la partita dell'assemblea costituente è il ruolo del Garante. Una casella che potrebbe essere espunta dall'organigramma del nuovo Movimento. Sono tante le proposte di iscritti e simpatizzanti che vertono proprio sulla figura del Garante. Sulla piattaforma online per la raccolta dei contributi da esaminare in assemblea c'è chi azzarda: «Nominiamo Grillo presidente emerito a vita senza retribuzione e soprattutto senza poteri decisori». C'è chi vuole un M5s a trazione Conte «senza che Grillo crei scompiglio». E chi sentenzia: «Ridimensionare il ruolo dispotico di Beppe Grillo». Un attivista propone di «eliminare la figura del Garante». Un altro è deciso a «togliere la fiducia a Grillo come Garante perché ormai è un nemico del Movimento». Non manca chi insiste sul Garante a tempo o elettivo e chi riflette: «La figura del Garante e il labile confine con la figura di un padre padrone è ormai anacronistica». Riflessioni assonanti con quelle espresse da molti parlamentari filo-Conte. «Se Grillo vuole i due mandati allora perché non mettiamo anche il Garante a tempo?», spiffera un eletto al secondo mandato. «Siamo l'unico partito che ha un Garante, è un'anomalia rispetto alle altre forze politiche», ragiona un'altra fonte parlamentare.

Un capitolo a parte sono le tantissime proposte degli attivisti per interrompere il contratto di consulenza da 300mila euro all'anno di Grillo con il M5s. Vicenda connessa al rischio di carte bollate e a un altro accordo, evocato dal deputato-notaio contiano Alfonso Colucci in un'intervista al Corriere della Sera. Colucci ha parlato di un patto di non-belligeranza attraverso cui Grillo si è impegnato con Conte a non ricorrere a vie legali sulla titolarità di nome e simbolo del M5s. Chi è vicino all'ex premier conferma al Giornale l'esistenza di un contratto, coperto da clausole di riservatezza, che impedisce al comico di accampare pretese su logo e denominazione.

Le rivelazioni fanno trasparire il vero timore di Conte. Che non è tanto quello di un'ipotetica scissione ma di una estenuante battaglia legale. Grillo, dalla villa in Sardegna, studia le carte e guarda a Davide Casaleggio. Anche perché, secondo fonti a conoscenza dei contatti, i primi confronti con Alessandro Di Battista non sono andati benissimo.

Con Dibba che ha rinfacciato al fondatore l'appoggio al governo di Mario Draghi. Quel che è certo è che una pace sembra impossibile. Lo conferma il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: «Difficile la mediazione tra Conte e Grillo, posizioni troppo distanti».

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