Vallanzasca malato, la Procura dà l'ok: "Verrà trasferito in Rsa"

Condannato a 4 ergastoli, soffre di demenza e ha bisogno di cure. I medici: "Non è più pericoloso"

Vallanzasca malato, la Procura dà l'ok: "Verrà trasferito in Rsa"
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Dopo oltre mezzo secolo in cella, per Renato Vallanzasca (nella foto), 74 anni, potrebbero presto aprirsi le porte della prigione. Sulla «incompatibilità» con il carcere del protagonista della «mala» milanese degli anni Settanta e Ottanta concordano ora la difesa e il sostituto pg Giuseppe De Benedetto, che ieri in udienza davanti al Tribunale di sorveglianza di Milano ha dato parere favorevole all'istanza degli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi.

Il giudice Carmen D'Elia (l'altro togato è Benedetta Rossi) deciderà nei prossimi giorni sul trasferimento dell'ex Bel René in una Rsa che curi la grave forma di demenza di cui soffre. Il via libera sembra probabile, alla luce anche della relazione dei medici del carcere di Bollate. Vallanzasca sconta quattro ergastoli, con «fine pena mai», per omicidi, rapine, evasioni. Dall'inizio del 2023 ha cominciato a mostrare segni di decadimento cognitivo. Ieri ha partecipato all'udienza, aperta al pubblico su richiesta dei difensori. Seduto dietro di lui c'era l'amico che lo accompagna sempre, un imprenditore, volontario e suo tutore legale. Un «angelo custode», dicono gli avvocati, che gli ha tenuto tutto il tempo la mano sulla spalla. «La malattia sta procedendo velocemente - spiega l'avvocato Limentani che si è visto respingere altre analoghe istanze in passato -. Nel suo dossier clinico si legge che è affetto da una forma di demenza, probabilmente Alzheimer, che al momento viene curata solo col Tavor, cioè un tranquillante che non solo non aiuta a farlo stare meglio ma peggiora la situazione perché avrebbe bisogno di essere continuamente stimolato. I medici parlano di una forma di demenza polifattoriale, alla quale potrebbero avere contribuito anche i conflitti a fuoco e la lunga detenzione».

Nella relazione medica è scritto che «Vallanzasca fatica a riconoscere le persone, è sofferente perché non riesce a esprimere col linguaggio quello che pensa, deambula in modo lento, non è autonomo nella cura della persona». Al momento gode di permessi per uscire dal carcere e andare in un luogo di cura.

I suoi avvocati hanno indicato ai giudici una struttura specializzata in provincia di Padova. Il centro ha dato l'ok all'accoglienza del detenuto: «Questa struttura legata alla Chiesa - dichiara l'avvocato Muzzi - lo ha visitato e ha ritenuto Vallanzasca affetto da una patologia gravissima.

Per rispetto dei principi di umanità, questa è l'unica alternativa possibile al carcere. Non c'è nessun impedimento: Vallanzasca non può essere considerato pericoloso, usufruisce di permesso premio ormai da due anni e non ha nessun collegamento con la criminalità esterna».

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