L'acquisto del Credit Suisse da parte di Ubs è stato presentato come un'operazione di mercato di due soggetti privati, ma presenta indizi che lo rendono simile a un salvataggio pubblico.
Intanto il prezzo, che equivale a una sorta di regalo: Ubs paga agli azionisti tre miliardi di dollari per il 100% di Cs, ma nello stesso tempo vede cancellati 16 miliardi di debito obbligazionario (i bond cosiddetti AT1). È come se avesse ricevuto una dote netta di 13 miliardi. Il che induce a sospettare - a torto o a ragione - che gli asset di Credit Suisse contengano scorie non indifferenti. E poi le garanzie: lo Stato ha autorizzato la Banca nazionale svizzera a coprire l'operazione con 9 miliardi di garanzie sugli attivi del Credit Suisse e con 100 miliardi di liquidità a disposizione di Ubs. In altri termini, sul tavolo sono stati messi tanti soldi pubblici.
Al di là del processo (azzeramento dei bond, ma non delle azioni) e delle modalità adottate (l'accordo non è sottoposto all'assemblea degli azionisti), pare evidente che ci troviamo di fronte a un rischio di contagio bancario - delle dimensioni di Lehman Brothers, tanto per rendere l'idea - generato da soggetti privati, ma tamponato e sterilizzato dalle autorità grazie ai contribuenti della Confederazione. Una lezione che, nel cuore dell'Europa e nel Paese delle banche, risuona più forte che mai. È come se non fossero bastate le crisi del 2008 e del 2011; né sembrano bastati 15 anni di stress test e di nuove regole ferree sui requisiti patrimoniali imposti dalla Bce nell'eurozona. Di fronte alla forza dei mercati finanziari, alla fine della fiera per la stabilità delle banche conta solo una cosa: la fiducia. Se questa, per un motivo o per l'altro, viene meno, lo tsunami che si genera può essere arginato solo andando a mettere le mani nei portafogli dei contribuenti, attraverso le decisioni dei loro governi, e per tramite delle banche centrali. Poi conta anche il soggetto che di volta in volta diventa protagonista, la forza contrattuale, le relazioni, eccetera. In questo caso c'era Ubs che, secondo il finanziere Davide Serra, ha visto aumentare il valore reale dei propri asset del 70% in un solo week end e a costo zero. Ma questo è un fatto incidentale. Il punto rimane quello del metodo. E abbiamo appena scoperto che nella patria delle banche, la Svizzera, resta il più vecchio del mondo: paga lo Stato.
Cambiando anche le regole, se necessario.I vertici della Bce si sono ieri impegnati a sottolineare che nell'eurozona un salvataggio di questo tipo non sarebbe stato possibile. E noi speriamo che sia vero. Ma non ci scommetteremmo più di tanto.
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