Il Vecchio Continente rischia un piatto da 536 miliardi di export

Il surplus con gli Usa è di 219 miliardi. I protagonisti sono Germania e Italia

Il Vecchio Continente rischia un piatto da 536 miliardi di export
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Il commercio tra l'Unione europea e gli Stati Uniti è uno dei legami economici più forti e strategici al mondo, con un volume complessivo di scambi che nel 2023 ha raggiunto quota 853 miliardi di euro. In particolare, gli Usa sono stati il primo partner commerciale dell'Ue, con un valore delle esportazioni pari a 536 miliardi di euro (+5,1% annuo) e un import di 317 miliardi di euro (+4,6%).

La bilancia commerciale, come si può desumere con una semplice sottrazione, è favorevole a Bruxelles con un surplus di circa 219 miliardi di euro. Ed è proprio questo disavanzo che spinge il neo presidente Usa Donald Trump a riproporre una politica basata sul «Prima l'America» che entro aprile dovrebbe portare all'imposizione di nuovi dazi che per il sistema Europa (ma sarebbe meglio dire per Germania e Italia in primo luogo) rappresentano una minaccia di recessione. Considerato il debole quadro macroeconomico interno con i consumi che languono un po' dovunque e con lo spettro dell'inflazione legata ai costi energetici, una stangata sull'export rappresenterebbe il colpo di grazia.

Ma in cosa commerciano Washington e Bruxelles? Fondamentalmente l'Europa esporta macchinari e veicoli (220 miliardi nel 2023), prodotti chimici (144 miliardi) e altri prodotti manifatturieri (112 miliardi). Il surplus commerciale è di 102 miliardi per macchinari e veicoli, di 58 miliardi per la chimica, di 55 miliardi per gli altri manufatti e di 16 miliardi per l'agroalimentare.

La Germania è di gran lunga il maggiore esportatore dell'Ue verso gli Stati Uniti, con oltre il 30% di tutte le esportazioni di beni transatlantiche nel 2023. L'Italia, al secondo posto, ha una quota del 13%. Nel 2023 l'export è ammontato a oltre 67 miliardi di euro, con una crescita annua del 3,4% e con un surplus di 42 miliardi di euro. Macchinari e autoveicoli valgono oltre 18 miliardi di euro seguiti dai prodotti farmaceutici (oltre 8 miliardi) e dall'agroalimentare (6,5 miliardi). Queste sono le fredde cifre, ma è noto che il made in Italy sia apprezzatissimo oltreoceano non solo sulla tavola, ma soprattutto per l'acquisto di beni di lusso.

Gli Usa, analogamente, sono tra i principali partner europei per gli approvvigionamenti energetici: el terzo trimestre del 2024 hanno fornito il 46% delle importazioni di gas naturale liquefatto e il 15% di quelle di petrolio. Se la bilancia commerciale pende dalla parte del Vecchio Continente, quella dei servizi è a favore dello zio Sam, che ha registrato un surplus di 104 miliardi di euro nel 2023. Ovviamente, software e intelligenza artificiale contribuiscono in maniera determinante al disavanzo. Ultimo, ma non meno importante (e la circostanza è stata ricordata ieri anche da Ursula von der Leyen) è il settore della Difesa: le importazioni europee di armamenti dagli Stati Uniti hanno rappresentato il 55% del totale nel periodo 2019-2023.

Se vi fosse l'imposizione di dazi, a rimetterci sarebbero le due sponde dell'Atlantico perché non tutte le produzioni possono essere spostate in Usa per limitare l'impatto delle politiche protezionistiche.

Allo stesso modo, Washington potrebbe inaridire un importante canale a beneficio della concorrenza. Questo non toglie che anche l'Europa debba cambiare: le iperregolamentazioni in ambito green e digitale rendono spesso la vita difficile alle imprese statunitensi oltre che a quelle autoctone.

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