Vendetta Kiev su Sebastopoli "La controffensiva in Crimea"

Blitz dopo i razzi russi su Uman. Prigozhin: attacco ucraino entro maggio. Zelensky: ho la pistola, se catturato so sparare

Vendetta Kiev su Sebastopoli "La controffensiva in Crimea"

Attesa, annunciata, temuta. Inevitabile ma non ancora partita. Eppure qualcosa si muove. Non sarà già la vera e propria controffensiva ucraina ma le forze di Kiev iniziano a farsi sentire e non si limitano più soltanto alla difesa a oltranza. L'obiettivo è quello di ricacciare i russi quanto più indietro possibile, riconquistando quei territori annessi con la forza e con un referendum farsa. Ma per adesso bastano anche le azioni dimostrative, come quella di Sebastopoli, in Crimea, dove un maxi deposito di carburante è scoppiato dando luogo a un enorme incendio dopo l'attacco di un drone. Non ci sono vittime ma la zona in fiamme occupava circa mille metri quadrati e l'atto è bastato per far vedere quello che potrebbe accadere. E far infuriare i russi.

«Un'esplosione che è la punizione di Dio, in particolare per i civili uccisi a Uman. Questa punizione sarà di lunga durata», ha detto Andriy Yusov, portavoce dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino. «Si consiglia a tutti i residenti della Crimea temporaneamente occupata di non trovarsi vicino alle strutture militari nel prossimo futuro», ha aggiunto. Pronta la replica, con la senatrice filorussa Olga Kovitidi che attacca: «Quello che è successo richiede un'azione dura. Tutti i depositi di petrolio a Odessa devono essere distrutti». Vendetta e minacce a parte, la Crimea resta un punto focale del conflitto. Utilizzata, a parole, più volte, come possibile contropartita da lasciare ai russi in cambio del ritiro delle truppe, per Kiev deve essere liberata dopo l'occupazione russa del 2014. Lo ha confermato il presidente ucraino Zelensky che ha messo la Crimea in cima alla lista degli obiettivi da conquistare quando partirà la controffensiva e ha confessato un retroscena: «Ho una pistola e so sparare. Se il presidente ucraino fosse catturato dai russi...».

L'attacco ucraino, comunque, ci sarà. Il presidente è tornato a chiedere «difesa aerea, artiglieria, mezzi corazzati» specificando anche che «ad essere onesti, sarebbe molto utile avere gli F-16» ma che in ogni caso «inizieremo la controffensiva anche prima di avere gli F-16 o altri aerei. Inizieremo e andremo avanti», ha confermato. Già, ma quando? Un indizio arriva da un nemico giurato di Kiev, quell'Yevgeny Prigozhin che a capo della sua spietata brigata di mercenari sta seminando terrore in Ucraina. Il leader della Wagner ha detto che il contrattacco da parte dell'esercito ucraino sarà lanciato entro il 15 maggio. «L'esercito ucraino è pronto. È stato ostacolato dal maltempo e, forse, da alcuni problemi interni che ha dovuto risolvere. Forse ci daranno un po' di riposo il 9 maggio, ma l'offensiva inizierà al 100% prima del 15 maggio», ha detto. Prima di svestire i panni del sanguinario e vestire quelli dello stratega, lanciando un messaggio quasi ricattatorio al Cremlino. «Allo stato attuale stiamo arrivando al punto che Wagner cesserà di esistere. E accadrà a breve. Diventeremo storia, ma non mi preoccupo per questo, sono cose che possono accadere», ha detto. L'annuncio arriva dopo le sue critiche all'esercito regolare russo incapace, secondo lui, di fornire la copertura e le munizioni necessarie ai suoi uomini, attualmente in prima linea nell'assedio di Bakhmut. È da tempo che Prigozhin ha pessimi rapporti con i vertici militari. Al punto di aver fatto scattare una vera e propria lotta di potere all'interno dell'esercito di Mosca con il grande capo Gerasimov nel mirino. Lui, uomo di fiducia di Putin, è tra poi pochi (se non l'unico) che si permette il lusso di muovere critiche al punto da arrivare a minacciare un ammutinamento se non sarà supportato come chiede.

Nel frattempo altre due luoghi tornano al centro dell'attenzione. L'amministrazione ucraina del Kherson sta infatti preparando un'evacuazione di massa nel caso in cui dovessero aumentare i bombardamenti russi. Il governatore Oleksandr Prokudin ha confermato di aver ordinato di preparare i mezzi di evacuazione per un numero maggiore di persone. Mariupol invece, una delle città martire simbolo del conflitto, è distrutta al 90%.

Lo ha confermato Zelensky, mostrando sui social un video che confronta le immagini della città prima e dopo il conflitto. «Quasi mezzo milione di persone una volta vivevano lì. E ora non sono rimaste quasi più case intatte».

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