"Il Veneto non può pagare per tutti" Gli azzurri ascoltano il disagio del Nord-Est

Video di Tajani alla festa di Padova: «Basta con le buffonate dell'esecutivo»

"Il Veneto non può pagare per tutti" Gli azzurri ascoltano il disagio del Nord-Est

Stefano Filippi
nostro inviato a Padova

L'occasione è farsi gli auguri di Natale ma anche dare voce al Nordest sfiduciato e preoccupato. Forza Italia del Veneto riempie il Gran teatro Geox a Padova, ma con il prosecco brinda al rilancio. Il più infiammato è il veneziano Renato Brunetta: «Il Veneto non può e non vuole pagare il conto dell'infame accordo tra Lega e Cinque stelle. Fra le tasse imposte dalla manovra, il blocco delle infrastrutture e la diminuzione dell'occupazione, qui non ne possiamo più». Oltre al governo ce n'è anche per il governatore leghista Luca Zaia: «Vada a spiegare agli artigiani, alle famiglie, alle imprese tutte le tasse di questa manovra. Lo incalzeremo ovunque, in regione e sul territorio, perché tace sull'autonomia. I grillini non la vogliono, il governo è paralizzato e lui sta zitto dopo aver voluto un referendum che veneti e lombardi hanno votato in massa».

Sono un migliaio gli azzurri radunati a Padova dal coordinatore regionale Davide Bendinelli. Forza Italia in Veneto vive una fase contraddittoria: presente sul territorio a dare voce ai tanti delusi dal governo gialloverde, ma con un unico consigliere in Regione dopo che l'assessore Elena Donazzan non ha rinnovato la tessera del partito. Secondo un sondaggio del «Gazzettino», Zaia avrebbe un gradimento del 76 per cento, superiore anche a quello di Matteo Salvini (71). Si mobilitano in tanti a dare la scossa, a partire dal numero 2 azzurro Antonio Tajani che, bloccato a Vienna per il Forum euroafricano, ha mandato un video di saluto.

Un messaggio «positivo», dice Tajani: «Il 2019 sarà l'anno delle elezioni europee e di tante amministrative e siamo nelle condizioni di migliorare rispetto a marzo. Ci sono enormi spazi da riempire lasciati aperti dalle buffonate di questo governo. Noi siamo il partito del sì: alla riduzione della pressione del fisco della burocrazia, sì a chi dà lavoro. Vogliamo costruire contro chi vuole distruggere».

«Non andremo mai con il Pd - attacca Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera siamo ancorati al centrodestra, l'unico in grado di dare risposte al disagio del Nord, mentre questo governo continua a rinviare l'autonomia e la legittima difesa, ferma le infrastrutture e con la sua manovra fantasma rischia di portare il Paese sul baratro dell'esercizio provvisorio. La preoccupazione di cittadini, piccole imprese, commercianti e artigiani che si sentono traditi cresce ogni giorno di più». «I sovranisti sono finiti a cedere la sovranità le fa eco Annamaria Bernini, capogruppo al Senato visto che la manovra ci è stata dettata da Bruxelles e il Parlamento nazionale è tenuto in ostaggio. Il povero Di Maio ripeteva che non sarebbe arretrato di un millimetro e invece ha fatto 7 miliardi di passi indietro. Questa è una manovra recessiva, repressiva e dannosa per le tasche degli italiani, per i risparmi delle famiglie e per le imprese. Invece di abbassare la pressione fiscale, aumenta le tasse, combatte la crescita e trascina l'Italia verso la povertà. Il governo ha fatto lo spaccone con l'Europa e dopo tre mesi di tira e molla, che sono costati al Paese decine di miliardi di euro, ha dovuto tornare a Bruxelles con il cappello in mano.

Perché in Europa è complicato vincere quando si difendono con arroganza numeri sbagliati e conti che non tornano». Un disagio di cui è testimone Elisabetta Gardini, europarlamentare padovana: «L'Europa deve dare meno regole ma più giuste e più flessibili».

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