Il Veneto "pecora nera" tra record di contagi e otto varianti del Covid

Mentre l'Rt è all'1,11, una metodica rapida permette di sequenziare il genoma del virus

Il Veneto "pecora nera" tra record di contagi e otto varianti del Covid

Venezia Il virus cambia. Evolve. Muta. Si trasforma. Gioca a dadi con gli uomini. Si attorciglia su stesso. Si scompone. Si ricompone. Poi, quando sei distratto, come accade in guerra e in amore, colpisce. È il giorno dopo il Natale e il Veneto va verso i 6mila morti. Sono 5.986 (+33). Più 2.523 i positivi, con un Rt a 1,11; 3.275 i ricoverati di cui 389 in terapia intensiva e 2.886 in area non critica. Oggi è il giorno della vaccinazione di massa. Il Vday come l'hanno chiamato. Il professore Giorgio Palù, intervenuto nella conferenza del governatore Luca Zaia mercoledì scorso, ha detto che mai nella storia si era prodotto un vaccino in dieci mesi e che è efficace anche per la variante inglese. Ora trovata anche in Veneto grazie a una metodica rapida che permette di sequenziare solo il pezzetto interessato, senza sequenziare l'intero genoma. Sono tre i casi, tutti rientrati dal Regno Unito, due donne e un uomo. Under 40, tranne uno. Uno soltanto ha la febbre. Oltre alla variante scovata la sera della Vigilia di Natale, il gruppo di ricerca di Calogero Terregino e Isabella Monne, dell'istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, ha trovato anche 8 diverse varianti del Sars Cov 2. «Questi sono i primissimi risultati di questo studio ha detto ieri Antonia Ricci, direttore dell'istituto -. Abbiamo caratterizzato 37 virus inizialmente, isolati in Veneto nel mese di novembre (più cinque per la variante inglese), nei 37 non abbiamo trovato quella inglese, ma abbiamo trovato 8 diverse varianti del Sars Cov 2. Due di queste ancora non sono state trovate in Italia e potrebbero essere caratteristiche del nostro territorio». Su 37 campioni analizzati sono stati trovati questi 8 genotipi diversi, ha spiegato, di cui due sembrano essere tipici del Veneto. «La maggior parte di questi virus - ha detto - appartiene a una variante che c'è anche in Italia e in altri Paesi europei caratterizzata da una mutazione sulla proteina Spike che rende questa variante più diffusiva, più contagiosa. A oggi la variante inglese è caratterizzata da elevata contagiosità. Non che sia più aggressiva. L'unica caratteristica è che il contagio corre più velocemente». «Il virus cambia - ha detto -. Le mutazioni sono molto frequenti. La pandemia ci ha fatto muovere molto meno e potrebbero esserci delle varianti locali». «Abbiamo scientificamente dimostrato che il virus estivo non c'entrava niente - ha detto Zaia - né con quello della prima fase, né con quello che abbiamo adesso». «È un virus diverso», ha detto Luciano Flor, segretario generale sanità veneta. Il professor Roberto Rigoli che ieri era in conferenza stampa da Zaia, dopo due giorni di riposo per Vigilia e Natale, ha spiegato che quest'estate hanno notato soggetti che avevano cariche elevate ma non avevano sintomi. Facendo tamponi ai richiedenti asilo dell'ex caserma serena a Treviso e a una casa di riposo. Quasi tutti positivi, tutti contagiati, una carica virale molto alta, ma asintomatici. «Quest'estate abbiamo notato soggetti che avevano cariche elevate. Per esempio dentro l'ex caserma Serena, abbiamo trovato 256 soggetti positivi ad alta carica e non manifestavano sintomi. Poi gli anziani nelle Rsa a carica elevata e non avevano complicanze. L'unica cosa da pensare è che si tratti di una variante di qualcosa di diverso.

Così durante l'estate abbiamo lavorato e messo su tutta questa rete con l'istituto. Ora andiamo a scoprire le carte. Dobbiamo capire. Se riusciamo a identificare bene correlando con la clinica, possiamo identificare varianti più pericolose o meno».

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