Ventilatori e mascherine, arrivi lumaca Consip finisce sotto accusa per i bandi

L'iter della centrale acquisti del governo fa infuriare i governatori Procedure d'urgenza sì, ma solo a parole: servono fino a 45 giorni

Ventilatori e mascherine, arrivi lumaca Consip finisce sotto accusa per i bandi

Bei tempi, per Consip, quelli delle siringhe al ribasso. Era l'inizio del 2017 e la centrale acquisti della pubblica amministrazione finiva glorificata sui giornali per aver assicurato alle Asl siringhe a 5-7 centesimi, con un risparmio del 70 per cento sulla specifica voce per la spesa sanitaria. Ora, con l'emergenza Covid-19, invece, la Consip è finita nella bufera. E i ritardi nelle forniture che passano per le gare della partecipata del Mef sono al centro degli strali dei governatori, imbufaliti dalla carenza di mascherine, ventilatori polmonari e degli altri dispositivi medici e presidî di sicurezza che pure il governo aveva assicurato di fornire in tempi brevi.

A squarciare il velo è stato il faccia a faccia tra gli stessi governatori e il commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri, che di fronte ai ritardi ha detto ai presidenti di regione, di non potersi far carico delle responsabilità di Consip. Che, sostanzialmente, ha aggiudicato la prima procedura negoziata d'urgenza prevedendo per alcuni lotti importantissimi tempi di consegna semplicemente non compatibili con la necessità di affrontare una pandemia.

Bastava dare un'occhiata ai comunicati sul sito web della Consip, dove lo scorso 9 marzo, in occasione della prima procedura per ventilatori polmonari e attrezzature per terapie intensive, l'Ad di Consip Cristiano Cannarsa esultava per il «grande risultato», ossia aver aggiudicato in «soli quattro giorni» la procedura per «rendere immediatamente disponibili dispositivi per potenziare la terapia intensiva delle strutture sanitarie».

«Immediatamente disponibili» ma non tutti, considerando che la stessa nota spiega poi come la consegna dei lotti avverrà in «quattro scaglioni temporali». In virtù dei quali, dei 3918 ventilatori acquistati con i primi due lotti, solamente 319 sarebbero stati consegnati entro sette giorni «dal momento dell'ordine». La maggior parte, 2713, arriveranno nei reparti dove servirebbero - letteralmente come l'aria soltanto in una finestra compresa «tra 16 e 45 giorni». In pratica quando l'emergenza potrebbe si spera essere finita.

Un disastro. Tanto che lo stesso Arcuri, pressato dalle lamentele dei presidenti di regione in teleconferenza, ha sbottato, spiegando che se pure i ritardi non sono colpa di Consip, lo è invece la pessima pianificazione degli acquisti. In fondo, nemmeno i cittadini a caccia di gel e mascherine su Amazon si fanno sedurre dalle offerte di prodotti i cui tempi di consegna sono superiori alla necessità. Come è possibile che non ci abbia pensato l'azienda che centralizza gli acquisti per la pubblica amministrazione, che pure oggi dovrebbe dare la priorità alle tempistiche? Che si tratti di una topica sembra confermarlo la stessa Consip, visto che nell'ultimo bando per mascherine, guanti, camici e gel alcolico spiega di aver eliminato il famigerato quarto scaglione temporale e di non accettare «offerte di prodotti aventi una disponibilità compresa tra i 16 e i 45 giorni».

Basterà? Difficile dirlo. E certo, la sforbiciata allo scaglione-lumaca non vale per la procedura già assegnata dei ventilatori polmonari.

Tanto che, di fronte alle proposte di Lombardia e Puglia di «fare shopping» da soli, pure Arcuri, come racconta il Fatto Quotidiano, si è allineato, scaricando Consip: «Se comprate per conto vostro ha spiegato agli sconcertati governatori fatelo anche per me».

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