Attraversano il Canale della Manica su piccole imbarcazioni o gommoni stracolmi di persone che tentano la traversata in cerca di fortuna nel Regno Unito. Fuggono la guerra, la povertà, le persecuzioni, l'odio, sono la stessa gente che è ammassata al confine orientale dell'Unione europa, tra Polonia e Bielorussia, solo qualche migliaio di chilometri più a Ovest, che cercano di attraversare la barriera d'acqua che li separa dalla terra dei sogni. Con gli ultimi sbarchi di questi giorni, gli immigrati che hanno lasciato le coste francesi per attraversare la Manica hanno raggiunto quota 25mila da inizio anno, tre volte gli arrivi del 2020, oltre 10 volte quelli del 2019. Nel mese di novembre in alcuni giorni si è assistito a sbarchi di oltre mille persone, un record. «Il problema è che il Regno Unito è troppo attraente, queste persone avranno istruzione, trattamenti medici, soldi, casa», ha commentato a Times Radio l'ex capo immigrazione della polizia di frontiera.
Per quanto solo 20 miglia separino Dover e Calais, il punto più stretto del Canale, la traversata non è senza pericoli, specialmente quando viene intrapresa in tratti più larghi e meno controllati: una decina di persone si crede abbiano perso la vita nelle ultime settimane. Il Regno Unito è terra di immigrazione e quelli che attraversano la Manica sui barconi sono una minima parte di quelli che arrivano nel Paese: secondo il The Migration Observatory dell'università di Oxford, l'immigrazione netta del 2019 è stata di 270mila persone. Ma quelli che attraversano la Manica, che spesso finisco per chiedere asilo, non hanno lo stesso peso politico degli altri. Dopo aver raggiunto l'obiettivo politico della sua vita con il raggiungimento della Brexit, Nigel Farage si è reinventato cacciatore di gommoni e ha iniziato a postare video su Twitter di sbarchi sulle coste inglesi, chiedendosi cosa stia facendo il governo conservatore.
Take back control, riprendersi il controllo dei confini e del Paese, era lo slogan della campagna referendaria per la Brexit. L'intensificarsi degli sbarchi espone ora il fianco del governo su uno dei temi principali per cui il Regno Unito ha detto addio all'Ue. E rappresenta uno dei punti su cui Johnson si gioca il futuro politico, non certo gli scandali di corruzione e di doppi lavori di molti parlamentari di cui sono piene le cronache politiche di queste settimane. Tuttavia l'incapacità della titolare degli Interni, Priti Patel, anch'ella figlia di rifugiati asiatici in fuga dall'Uganda e ciononostante corifea della retorica dura contro gli sbarchi, sta accrescendo la frustrazione di Johnson, che comprendere la centralità del problema per il suo futuro politico. Una tavola satirica del Times di ieri ritrae Patel sulla spiaggia, impettita di fronte al mare, che continua a ripetere «Sto fermando gli attraversamenti della Manica, ora! Ora! Ora!» mentre tutt'attorno continuano a sbarcare persone. Negli ultimi mesi si sono succeduti gli annunci roboanti di Patel per una stretta sugli attraversamenti e una revisione del sistema di gestione delle richieste di asilo, dichiarazioni cui però non hanno fatto seguito i fatti.
E si è intensificata anche la pressione diplomatica sulla Francia, senza la cui collaborazione nel pattugliamento delle sue coste settentrionali è impensabile riportare il fenomeno sotto
controllo. Difficile però ritenere che, in piena campagna elettorale, Macron decida di giocare a favore degli inglesi e chiudere una valvola di sfogo che gli consente di indirizzare migliaia di persone fuori dalla Francia.
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