«La vera incognita del prossimo inverno non è il gas che resta caro ma abbondante sui mercati internazionali, bensì il funzionamento dei rigassificatori sempre a rischio per questioni amministrative o locali». Per Michele Marsiglia, presidente 56enne di Federpetroli la più grossa preoccupazione è l'imprevedibilità di una politica più sensibile alle volubilità dell'opinione pubblica che alle esigenze di approvvigionamento energetico. «Snam in questi mesi - spiega in questa intervista al Giornale - ha acquistato due navi per la rigassificazione investendo 320 milioni di Cassa depositi e prestiti per una, e più o meno lo stesso per l'altra. Ma se non si sbloccano i lavori a Piombino e Ravenna il gas di quelle navi resterà inutilizzato».
E quindi?
«E quindi, a differenza di quanto promette Mario Draghi, il Gnl non ci salverà, perché dovremo riempire un buco pari al 36 per cento della programmazione».
Invece i contratti stipulati in Africa per la sostituzione del gas russo sono una garanzia?
«Solo se non ci saranno intralci. Mosca ha intese cinquantennali con Algeria, Angola, Congo Nigeria, Egitto e Mozambico ovvero tutti i paesi a cui si è rivolta l'Italia. Non a caso il recente tour africano del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è stato seguito con molta apprensione dall'Eni e dal nostro governo».
Gli accordi potrebbero non venir rispettati?
«Oggi solo l'Algeria ci sta già dando del gas. Tutti gli altri contratti partiranno nei prossimi anni. Quindi possono venir messi in discussione o compromessi da rivolte o crisi politiche che in Africa sono tanto imprevedibili quanto frequenti. Quindi nulla garantisce che il flusso effettivo corrisponda a quello previsto dai contratti. Firmarli era necessario, ma perché la stabilità ci vorrà almeno un decennio».
In Libia già paghiamo lo scontro con Mosca.
«Non da ora. L'assenza dell'Italia durante il governo Conte ha permesso a turchi e russi di scipparci molti contratti off shore. Oggi non siamo più il primo partner sul fronte energetico».
Un taglio totale del gas russo è tecnicamente possibile?
«Basta schiacciare un pulsante. A quel punto Gazprom dovrebbe solo trasferirlo nelle riserve in attesa di completare i gasdotti e portarlo su altri mercati».
Intanto il gas è oltre i 300 euro e come scrive il «Financial Times» i mercati scommettono sulla crisi energetica ed economica dell'Italia.
«Il prezzo fuori controllo non è determinato dalla crisi ucraina, né da una carenza di gas sui mercati, bensì da speculazioni borsistiche. Purtroppo questi prezzi esorbitanti avranno conseguenze durissime sia per le famiglie sia per molte aziende che saranno costrette a chiudere».
La politica saprà affrontare questa crisi?
«In questo primo scorcio di campagna elettorale l'argomento gas mi sembra solo un slogan.
Probabilmente ne sentiremo parlare seriamente di politiche energetiche in autunno. E scopriremo che assieme ai posti in Parlamento sono scomparse anche tante aziende messe fuori mercato dalle scarsa attenzione della nostra politica».
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