"La vera tecnologia è uno smartphone al servizio dell'Uomo"

Il presidente di Samsung Italia presenta Galaxy S8: "Fatto su misura per vivere meglio"

"La vera tecnologia è uno smartphone al servizio dell'Uomo"

La tecnologia al servizio dell'uomo non è solo una questione di avere un nuovo smartphone: tutto dipende da quale. Per esempio il Galaxy S8 (e S8+) parte con questa idea: semplificare la vita senza che la vita diventi schiava di uno strumento. Così Carlo Barlocco, presidente di Samsung Italia, tiene orgoglioso in mano il nuovo gioiello della casa coreana sapendo di avere un prodotto sempre più studiato sulle esigenze dei consumatori. E sapendo che gli ultimi mesi difficili di Samsung hanno una faccia della medaglia che sorride.

Finalmente si torna a parlare di smartphone...

«Finalmente, davvero. Ma non tutto quello che è successo è stato negativo. Siamo molto soddisfatti: oggi sappiamo che abbiamo qualcosa in più sul fronte dell'innovazione».

Lo schermo, per esempio...

«Abbiamo dato ai consumatori quello che ci hanno chiesto: più definizione, più qualità, più spazio togliendo il tasto fisico. Il nostro compito è capire l'esigenza di chi compra e seguirla. Per esempio la facilità d'uso».

E quindi ecco l'intelligenza artificiale...

«Sui nuovi Galaxy è un'esperienza completa: si comanda il telefono anche con la voce, ci si può connettere con tutti i dispositivi intelligenti e dire loro cosa fare. L'intelligenza artificiale deve essere un servizio: anni fa le esigenze primarie erano lavoro e salute, oggi invece serve più tempo. Quello che noi cerchiamo di regalare grazie a uno strumento al nostro servizio».

Sull'intelligenza artificiale c'è però lo spettro di una futura autocoscienza.

«Da uomo tecnologico dico che l'idea non mi piace: l'hitech deve aiutare l'Uomo a vivere meglio la quotidianità. E dal design all'utilizzo tutto deve essere pensato in questo senso. Le decisioni importanti spettano a noi, non a una macchina».

Altro aspetto S8: il riconoscimento facciale e dell'iride. La privacy insomma.

«È un argomento delicato: giusto chiedersi dove sia il limite. Io penso che esista una tutela della propria intimità domestica e lo smartphone non è altro che il prolungamento di questo ambiente. La soluzione è applicare il concetto di proprietà privata all'hitech».

Consigli utili?

«Essere coscienti di cosa si acquista, dei software disponibili, degli aggiornamenti da fare. E poi conoscere la filosofia aziendale che sta dietro il prodotto che si sta acquistando».

Qual è la vostra?

«Noi lavoriamo per proteggere la quotidianità dei nostri clienti, garantiamo alti livelli di sicurezza. Poi ci sono le leggi che difendono la privacy fisica ed a quelle ci si deve rivolgere per un giusto compromesso in situazioni di emergenza».

Tornando agli ultimi mesi: il caso Note 7. Cosa dire per abbattere eventuali diffidenze residue?

«Io credo che la trasparenza e la serietà del nostro comportamento parlano da sole. Ci siamo messi in gioco con un richiamo volontario, abbiamo investito soldi per riparare al disagio dei clienti, non abbiamo nascosto nulla. E questo ci ha dato qualcosa in più: ora abbiamo un'esperienza e una competenza sulle batterie che non ha nessuno. Sono i momenti di difficoltà a fare grandi le aziende».

Meritate fiducia, dunque...

«Lo credo assolutamente. Siamo in Italia da 25 anni e abbiamo quote di mercato da primato in molti settori. Quelle, di sicuro, non si comprano».

Ultima cosa: cosa può dare all'Italia l'S8?

«L'idea che bisogna avere coraggio e saper investire. Non è facile in momenti di crisi, ma ad ogni investimento fatto bene corrisponde sempre un ricavo maggiore. Per cui...».

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