Botta e risposta a distanza tra Guy Verhofstadt e Matteo Salvini. L’europarlamentare liberale è intervenuto sparando a zero sul leader leghista all’indomani dell’autorizzazione a procedere contro l’ex ministro dell’interno per il caso della nave Gregoretti. E poi ha aggravato la sua posizione con una frase sui presunti fondi russi alla Lega.
L’ex premier del Belgio ha scritto un post su Twitter esultando per la decisione del Senato italiano su questa vicenda. "Via libera a processare Salvini per sequestro di persona - ha scritto Verhofstadt -. Brava Italia! Giustizia deve essere fatta. Speriamo che lo stesso avvenga anche per la sua massiccia corruzione con tangenti petrolifere russe". Ci sarebbero le prove per una diffamazione e infatti quest’ultima frase non è sfuggita a Salvini, il quale ha risposto così sempre su Twitter: "Questo fenomeno eurosinistro ha vinto una bella querela. P.s. Affronterà il tribunale, come ho deciso di fare io, o userà l’immunità?”.
Questo fenomeno eurosinistro ha vinto una bella querela
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) February 13, 2020
P.s. Affronterà il tribunale, come ho deciso di fare io, o userà l’immunità? pic.twitter.com/jtrtAbbck0
Anche Guido Crosetto ha scritto direttamente sotto il post di Verhofstadt, che ovviamente ha evitato di rispondergli. "Lei sta dicendo che Salvini ha preso tangenti russe? - ha sottolineato l’ex sottosegretario alla Difesa - Sulla base di quali informazioni?". Inoltre, è intervenuta Maria Giovanna Maglie, la quale ha evidenziato su Twitter che “servono interventi a valanga che aspettate? Alle querele penserà Salvini - ha precisato l'opinionista - voi ditegli che cosa pensate di un esponente Ue che si esprime così".
Verhofstadt si riferisce ai presunti fondi illeciti erogati dalla Russia a favore della Lega. Le indagini, risalenti allo scorso anno, puntano il dito soprattutto contro Savoini, presidente dell’associazione Lombardia–Russia. Tutto è partito da intercettazioni ambientali in cui il principale protagonista dell’inchiesta parla con alcuni intermediari russi.
Si tratterebbe di registrazioni intercettate in un hotel di Mosca nell'ottobre del 2018 e fanno riferimento a una presunta trattativa sulla compravendita di petrolio non andata a buon fine. Poi è scattata l'indagine e i sequestri di alcuni documenti allo stesso Savoini, il quale ha fatto ricorso al tribunale di Milano. L’indagato ha sostenuto che non era legittima la prova su cui si stava basando l’indagine perché non si conosce da dove provenga il file audio in questione.
Il ricorso è stato però respinto ma gli avvocati dell’ex portavoce di Salvini si sono rivolti alla Cassazione, che lo scorso 17 dicembre ha confermato il sequestro e la legittimità della prova. E proprie ieri la Cassazione ha depositato le motivazioni con le quali ha respinto il ricorso dello stesso Savoini.
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