Gerusalemme - «Mia figlia aveva due anni quando suo padre fu ucciso da un attacco palestinese a Gerusalemme; non ha parlato fino a tre anni, quando all'improvviso ha detto: «Qualcuno ha ucciso mio padre?». L'ha raccontato Karen Goldberg testimoniando al processo conclusosi due giorni or sono a New York. Come in un film, è finito con il riconoscimento dei veri colpevoli. Piangendo Karen ha ricordato che suo marito Scotty saltò per aria su un autobus durante la seconda Intifada. Tante altre testimonianze hanno fatto rivivere quei giorni terribili fra il 2000 e il 2004, in cui gli ebrei venivano fatti a pezzi nei caffè, sugli autobus, nei supermarket soprattutto a Gerusalemme. Ne furono uccisi più di mille. Negli Stati Uniti, due giorni fa è stata fatta un po' di giustizia per alcune vittime di origine americana che sono coperte da una legge antiterrorismo del 1992. Un tribunale di Manhattan, su richiesta di dieci famiglie i cui cari sono stati in parte feriti gravemente, in parte uccisi, ha riconosciuto colpevole di terrorismo omicida l'Autorità Palestinese (sì, quella di Arafat e di Abu Mazen, stavolta non Hamas) e l'Olp per il loro coinvolgimento diretto in sei attacchi e li ha condannati a pagare dalle casse che in genere vengono rifornite dalle donazioni del mondo intero la bella somma di 655 milioni e mezzo di dollari.
Avvocati bravissimi del gruppo Shurat haDin (Centro legale di Israele) hanno combattuto una battaglia decennale, portando oltre alle storie terribili delle famiglie anche precisi documenti, molti verificabili su Pmw, Palestinian Media Watch, che dimostrano come l'Autorità palestinese abbia motivato, armato, organizzato, fornito la culla genetica di tanti terroristi. Svariati erano impiegati dell'Autorità e dell'Olp. La cronista a suo tempo pubblicò un documento che provava che Arafat, oltre a invitare al martirio, ovvero al terrorismo, forniva consapevolmente i soldi per le cinture esplosive e la preparazione degli attentati alle Brigate di al Aqsa di Marwan Barghuti, che adesso è in carcere con cinque ergastoli e più quarant'anni. Abu Mazen, il moderato su cui il mondo punta, chiama le piazze con i nomi dei terroristi, loda gli shahid, lascia che le sue tv e i suoi siti siano pieni di incitamento, paga in carcere stipendi a tutti i terroristi tanto più alti quanto più lunga la condanna. E tutto il mondo seguita a tassare (un miliardo 400milioni di dollari nella prima metà del 2009, 1,9 nel 2008) i propri cittadini per beneficare una leadership autoritaria e arricchita.
L'autorità palestinese si è dichiarata molto delusa dal verdetto, dopo che hanno testimoniato alcuni fra i suoi più famosi leader come Hanan Ashrawi per dimostrare una inveterata propensione alla moderazione, il mantra su cui si basa la propaganda filopastinese. Su questa narrativa, del tutto falsa e basta verificare su Pmw, si basa anche la rinnovata decisione del Parlamento italiano di calendarizzare per il prossimo venerdì il riconoscimento dello Stato Palestinese. Un gesto sconsiderato contro Israele e il processo di pace, una pura prova di fanatismo senza basi in un momento difficile per gli ebrei di tutto il mondo e per la lotta contro il terrore.
Quale Stato? Quello di cui sia Abu Mazen che Hamas sono parte? Quello che ha fomentato l'episodio per cui Robert Coulter ha visto in tv dopo l'esplosione della Caffeteria dell'Università di Gerusalemme, il corpo della figlia uccisa, con i suoi lunghi capelli biondi? Il terrorismo non è un fantasma, ha sempre un nome e un cognome, e in questo caso è stato identificato con prove, documenti, testimonianze. I parlamentari italiani vorranno finalmente capire che di fronte a un simile episodio e proibito far finta di non vedere, di non sentire, di non capire? O non ci importa del terrorismo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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