«Tutti sapevano che andavo a Montecarlo, ho avuto una condotta non idonea a un presidente dell'Autorità portuale, ma non ho asservito le mie funzioni alle richieste degli imprenditori». Ha risposto così nell'interrogatorio davanti ai pm Paolo Emilio Signorini, l'ex presidente dell'Autorità portuale in carcere dal 7 maggio con l'accusa di corruzione. Per i magistrati si sarebbe fatto corrompere dall'imprenditore della logistica Aldo Spinelli con soldi, regali e soggiorni di lusso a Montecarlo, in cambio di favori allo zar del porto di Genova. Nella trascrizione dell'interrogatorio depositata al Riesame, Signorini risponde anche sui rapporti con il governatore Giovanni Toti, accusato dai magistrati di aver fatto pressioni sul comitato dell'autorità portuale per sbloccare la proroga della concessione del Terminal Rinfuse alla società di Spinelli. Il presidente della Regione ha sempre negato pressioni e ha ricordato che quel rinnovo era di interesse pubblico del porto di Genova.
«Toti - ha messo a verbale Signorini - mi poteva chiamare 4-5 volte all'anno per sapere a che punto fosse una pratica». I pm gli chiedono se è normale che «un presidente di Regione chiami per accelerare una pratica». Signorini spiega che «chiunque lo chiamasse lo faceva per accelerare una pratica. Io avevo come obiettivo di evitare i contrasti tra concessionari. Da presidente del porto non è facile trovare un equilibrio». Ha respinto le accuse di corruzione, ammette di aver pagato personalmente solo due dei 22 soggiorni all'Hotel de Paris di Montecarlo, perché «mi veniva detto da Spinelli che era tutto pagato dal Casinò». Il viaggio per Las Vegas era stato pagato «in parte con la carta di credito e in parte con le vincite al Casinò». Ma le sue vincite, gli contestano gli inquirenti, sarebbero state pari a soli 2.099 euro: «Le altre le avevo ritirate a nome di Spinelli perché non ero registrato ed entravo come suo ospite», si è giustificato. Quanto alla proposta di Spinelli di dargli un incarico da 300 mila euro alla fine del suo mandato al porto, Signorini nega: «È una cosa da fantascienza. Lui sapeva che io ero incompatibile. La conversazione che avete intercettato è una boutade priva di concretezza».
E c'è attesa per domani
quando il Tribunale del Riesame discuterà il ricorso di Toti contro la misura cautelare. Potrebbe volerci qualche giorno per la decisione da cui dipenderà la libertà del governatore, agli arresti domiciliari da ormai due mesi.
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