Vertice di crisi alla Casa Bianca. "Aiuteremo Israele a difendersi"

Biden e Harris convocano il Consiglio di sicurezza nazionale: "Gli attacchi dell'Iran avranno gravi conseguenze". L'ordine di Washington: "Abbattere tutti i missili"

Vertice di crisi alla Casa Bianca. "Aiuteremo Israele a difendersi"
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Joe Biden vuole la tregua in Medio Oriente e ripete che «serve un cessate il fuoco adesso», ma non riesce a fermare Benjamin Netanyahu. Intanto la Casa Bianca invia un chiaro monito all'Iran parlando di «gravi conseguenze» per un attacco militare diretto contro Israele. Il presidente americano e la vice Kamala Harris ieri hanno riunito il consiglio per la sicurezza nazionale su Teheran, discutendo di come gli Usa sono pronti ad aiutare Israele a difendersi. Dal presidente arriva l'ordine di abbattere i missili che puntano verso Israele».

Poche ore prima che Teheran lanciasse una pioggia di missili sullo Stato ebraico, funzionari dell'amministrazione avevano parlato di un attacco «imminente» della Repubblica Islamica con il possibile uso di missili da crociera e droni, simile per portata e scala a quello dell'aprile scorso, che Israele ha sventato insieme ai suoi alleati. Affermando pure la convinzione che l'obiettivo fossero siti militari e governativi, non civili. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ieri ha parlato nuovamente al telefono con il collega israeliano Yoav Gallant, riaffermando che «una soluzione diplomatica è necessaria per assicurare che i civili possano tornare in sicurezza nelle loro abitazioni». I due hanno discusso delle «serie conseguenze per l'Iran» per un attacco diretto, e Austin ha ribadito che gli Usa sostengono il diritto dell'alleato a difendersi. Mentre riguardo l'operazione di terra dell'Idf in Libano, l'amministrazione Biden è preoccupata dalla possibilità che un'azione «limitata nel tempo e nella portata geografica si trasformi in qualcosa di più grande». Ufficialmente, Washington ha dato il suo benestare: un portavoce del consiglio di sicurezza nazionale ha spiegato che operazioni «limitate per distruggere l'infrastruttura di Hezbollah che potrebbe essere utilizzata per minacciare i cittadini israeliani sono in linea con il suo diritto di difendere i propri cittadini e di riportare i civili a casa in sicurezza». «Sappiamo che l'espansione della missione può essere un rischio e continueremo a discuterne con gli israeliani. E in definitiva, una soluzione diplomatica è l'unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza durature lungo il confine tra Israele e Libano», ha aggiunto.

La tv pubblica israeliana Kan, tuttavia, ha riportato l'irritazione dello Stato ebraico per la «fuga di notizie» dagli Stati Uniti: stando ad un alto funzionario di Tel Aviv, «far trapelare i piani per l'operazione di terra» ha messo in pericolo le truppe. Lunedì sera, durante il gabinetto di sicurezza che si teneva a Tel Aviv è stato un portavoce del dipartimento di Stato americano ad annunciare da Washington che Israele stava già conducendo «operazioni di terra limitate» nel Paese dei Cedri, senza che per lungo tempo siano arrivate conferme ufficiali dall'Idf. «Ciò è stato fatto nonostante gli Usa sostengano l'operazione», ha precisato il funzionario: «È chiaro che sono preoccupati e quindi hanno reso pubblica l'operazione per cercare di limitarla».

Il capo del Pentagono, intanto, ha ordinato alla portaerei Uss Abraham Lincoln e ai cacciatorpedinieri del suo gruppo di attacco di restare in Medioriente (appena un mese dopo averli dirottati nella regione mentre dovevano essere dispiegati nel Pacifico) e l'Uss Wasp Amphibious Ready Group /Marine Expeditionary Unit continuerà a operare nel Mediterraneo orientale.

E in risposta alle crescenti tensioni «alcune migliaia» di truppe aggiuntive sono state dispiegate nella regione. Mentre lo Us Central Command su X ha sottolineato che tre ulteriori squadroni aerei di F-15, F-16 e A-10 stanno arrivando in Medio Oriente.

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