L'immigrazione come dossier che unisce, non più che divide Francia e Italia. E Ventimiglia, da emblema degli scontri, a luogo dove sigillare la rinnovata amicizia; facilitata anche dal colore politico del nuovo capo del governo di Parigi. Il neogollista Barnier ha infatti dato priorità assoluta al dossier immigrazione sin dal suo discorso programmatico, e ieri ha scompaginato la consuetudine che prevede la Germania come prima visita in terra straniera. Prima tappa, in Italia: per dare un segnale di attenzione alle politiche messe in campo dal governo di Roma nel contrasto ai trafficanti di morte nel Mediterraneo, ai flussi irregolari, e per riconoscere valore alla volontà dell'esecutivo di velocizzare i rimpatri coinvolgendo Ue e Paesi terzi. Con un gesto simbolico, Barnier ha invitato prima a Mentone (Francia) il ministro degli Esteri Tajani e il titolare dell'Interno Piantedosi per un vertice. Ha elogiato gli sforzi che l'Italia fa «per controllare i flussi di immigrazione clandestina o illegale, lo fa in modo efficace e lo fa anche per l'Ue». Poi insieme a Ventimiglia, via Ponte San Luigi un tempo zona franca, constatando col neo ministro dell'Interno Retailleau, pure lui di destra, che la zona di frontiera è diventata un modello di buona gestione tra le due polizie grazie agli sforzi del governo Meloni e auspicando che «la collaborazione qui sia un simbolo per il lavoro da svolgere in Europa».
Agire sempre di più insieme, in nome di una sicurezza che interessa i cittadini di entrambi i Paesi, è più funzionale che piazzare più agenti a Mentone pronti a respingere i migranti rispedendoli in Italia. Sfuggendo ai controlli, in passato nei periodi di picco, raggiungevano l'Esagono dai boschi molti di quei migranti che Barnier chiama «clandestini». Sono lontani i tempi in cui l'allora portavoce del governo, il macroniano Attal, definiva l'Italia «vomitevole» e più di recente l'ex ministro Darmanin dava al governo dell'«incapace». La musica è cambiata anche sul piano Ue, dove Retailleau ha già avuto modo di confrontarsi con Piantedosi concordando un'unità di cooperazione da inizio del 2025 per scambiare informazioni sulle reti di traffico di migranti, sul modello di quella operativa dal 2020 tra Francia e Regno Unito. Da giorni il francese elogia pubblicamente in tv i risultati italiani: -62% di sbarchi rispetto al 2023. Attestati di stima per le «soluzioni innovative» messe in campo, dal memorandum con Tunisia ed Egitto al protocollo con Tirana. Ipotizza di imitarli. Parigi pensa di trattare con 3 Paesi. Negozierà probabilmente con Iraq, Egitto e Kazakistan per aumentare le espulsioni. Barnier ha chiesto lumi sull'accordo con Tirana. «Pur senza entrare nel dettaglio, ne abbiamo parlato, la presidente della Commissione europea ha detto che il protocollo Italia-Albania è un modello da seguire», ha confermato Tajani.
Il vicepremier ha poi colto l'occasione per rispondere ai giudici che hanno ordinato il dietrofront per i migranti portati a Schengjin. «Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non modificarle o impedire all'esecutivo di fare il proprio lavoro». Piantedosi ha annunciato che il governo farà ricorso: «Andremo avanti».
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