Vespa rimane a galla nel mare dei talk show

Alla ventesima edizione il decano degli anchorman oggi è preoccupato dei troppi programmi politici: "Il vero concorrente sarà la prima serata"

Roma - L'effetto-Mitridate lo preoccupa. Solo un po', ma lo preoccupa. Bruno Vespa sa benissimo che l'indigestione di talk show politici in tv potrebbe rendere il pubblico «immune» alle varie sollecitazioni. Così come fece il re del Ponto, ci si abitua ai veleni per sopravvivere.

Nella stagione 2014-2015, che per il suo Porta a porta sarà la ventesima, la battaglia si preannuncia cruenta. «Il nostro vero concorrente sarà la prima serata che dura tantissimo. Ovvero il martedì Ballarò su Rai3 e su La7 il nuovo programma di Giovanni Floris, Dimartedì , il mercoledì si allunga anche Chi l'ha visto? », ha detto ieri Vespa presentando la nuova edizione che parte questa sera. Se si aggiunge anche la controprogrammazione dei canali digitali terrestri, «il 13% di share che noi facciamo oggi pari al 26% di cinque anni fa».

Nel 1996, quando tutto ebbe inizio, l'intrattenimento con politici in tv era ancora una bestia rara e materia per «domatori» come Michele Santoro e Gianfranco Funari. Non per niente Porta a porta si meritò l'appellattivo di «Terza Camera» per i suoi toni più istituzionali. Diciott'anni dopo, sin dall'alba è un profluvio di ospitate a vario titolo di politici. «Il rischio di saturazione del pubblico è concreto: la gente si stuferà e ci manderà a casa? Non so», chiosa Vespa rimarcando come «in nessun Paese ci siano così tanti programmi, ma la selezione la fa il pubblico».

Ecco perché l'ex direttore del Tg1 sa già che per combattere contro una La7 ormai monotematica e le controproposte di Canale 5 e di Rai3 bisognerà tirare fuori il coniglio dal cilindro ogni giorno. Stasera si comincia con Matteo Renzi. «Le persone di serie A sono poche e si sanno amministrare bene. La nostra aspirazione è averli al momento giusto. Per Renzi è il momento giusto. Anche se per lui lo è sempre», ha anticipato. «Non è un caso che noi già da tempo puntiamo non solo sulla politica, alternando puntate di altro genere», ha aggiunto. Anzi, negli ultimi anni le trasmissioni meno «politiche» spesso hanno ottenuto maggiori riscontri in termini di audience e di share . Il pubblico preferisce sempre gli «intrattenitori» originali a quelli estrapolati dal Parlamento. L'unica eccezione? Il confronto con Beppe Grillo, trasformatosi in uno sketch . «Una rimpatriata fra persone che non si vedevano da 31 anni», ha minimizzato il conduttore.

Per ribadire il proprio primato tra gli anchorman nostrani, Vespa ha inoltre ricordato con molto tatto come l'anno scorso Porta a porta abbia prevalso spesso sul competitor Matrix , una medaglia che in Rai non tutti possono esibire. Proprio per i meriti acquisiti sul campo, il giornalista non ha gradito fino fondo il lieve «depotenziamento» iniziale della trasmissione che fino a metà novembre andrà in onda dal martedì al giovedì lasciando il tradizionale appannaggio del lunedì all'approfondimento di Petrolio . «Il direttore di Rai1 (Giancarlo Leone, ndr ) ha deciso di fare questa sperimentazione. Se dovessimo fare ascolti bassi, una serata in meno sarà un vantaggio», si è schernito Vespa, evidenziando con furbizia il rischio che la presenza di un format meno gradito si traduca in un calo generalizzato di audience.

Quest'ultimo, infatti, è il classico pretesto per i grandi cambiamenti, ma Bruno Vespa non vuole mollare di un centimetro. «Un mio erede? Non sono ancora morto! Come dice Marchionne, nessuno di noi è indispensabile». Ma lui a far la parte di Montezemolo non ci tiene proprio.

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