"Videosorveglianza in asili e ospizi. Legge inutile senza l'obbligatorietà"

La presidente della commissione per l'Infanzia: «Provvedimento vicino all'approvazione. Ma così com'è, è soltanto propaganda»

"Videosorveglianza in asili e ospizi. Legge inutile senza l'obbligatorietà"

«La legge sulla videosorveglianza negli asili e nelle case di cura in discussione in queste ore al Senato rischia di esse uno specchietto per le allodole, un alibi e basta». Lo dice Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, presidente della commissione bicamerale per l'Infanzia e l'adolescenza, nel giorno in cui altri due casi di maltrattamenti nel Lazio che hanno condotto alla sospensione di tre maestre nel giro di poche ore, due in una scuola dell'infanzia di Cassino e una di un asilo alla Magliana, quartiere alla periferia meridionale della capitale. Episodi che si sarebbero potuti forse non evitare ma probabilmente scoraggiare se nelle strutture fossero state installate le telecamere a circuito chiuso come Forza Italia chiede da anni.

Ronzulli, che cosa ostacola l'approvazione di questa legge?

«In realtà il problema non è l'approvazione. Il problema è che questa legge sulla videosoveglianza, approvata all'unanimità alla Camera, contiene una parola che la rende quasi inutile».

Una parola?

«Sì, al comma 1 dell'articolo 4, dove si legge che per assicurare il conseguimento delle finalità di cui all'articolo 1, nelle strutture di cui al medesimo articolo possono essere installati sistemi di videosorvegliana a circuito chiuso. Ebbene quel possono equivale a rendere la legge carta straccia. Lei ha figli?».

Sì, una.

«Ebbene, allora saprà che le scuole pubbliche chiedono ai genitori i soldi per un fondo cassa che serve anche a comprare la carta igienica. Ma se una scuola non ha i soldi per acquistare la carta igienica provvederà mai a dotarsi di costose telecamere a circuito chiuso? Per questo quel possono nel meraviglioso mondo dell'italiano diventa un mai. E non solo».

Che altro?

«Se va al comma 3 dello stesso articolo 4 leggerà che le telecamere possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendale ovvero, laddove queste non siano costituite, dalle rappresentanze sindacali territoriali. Questo vuol dire che questa legge, così com'è, non partirà mai».

Come si è arrivati a questo?

«Per guadagnare tempo si è preferito adottare un testo già adottato nella precedente legislatura, che conteneva queste limitazioni, frutto di un compromesso tra le varie forze politiche».

Che cosa si può fare?

«Io punto a emendare in quelle parti quella che per tutto il resto è una buona legge, di cui Forza Italia è prima firmataria. Piuttosto che una cattiva propaganda meglio una buona legge, no?».

Prossimi passi?

«La legge attualmente è calendarizzata in Senato e si trova alla commissione Affari costituzionali, dove ho chiesto delle audizioni con persone che possano contribuire a migliorarla, come il Garante per l'infanzia, le forze dell'ordine».

E se non servisse?

«Se malgrado ciò la legge dovesse essere approvata depotenziata chiederemo al governo una misura forte, vera e concreta».

Ma che cosa ostacola l'installazione delle telecamere nelle scuole dell'infanzia e nelle strutture socioassistenziali e sociosanitarie?

«Lo statuto dei lavoratori, la privacy. E i soldi, certo».

La privacy? Ma chi può guardare quelle immagini?

«Nessuno a parte l'autorità giudiziaria e solo dopo denuncia.

Quindi dove ci sono i nostri bambini e i nostri anziani i lavoratori non vogliono essere ripresi, mentre se entriamo in banca o in un centro commerciale ci possono riprendere senza farci firmare nessuna liberatoria per la privacy. Assurdo».

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