Marcello Foa è bruciato. Lo boccia la Commissione di Vigilanza Rai e sia Forza Italia che il Pd avvertono che non è possibile riproporre la sua candidatura come presidente della Rai. Una risposta, che Silvio Berlusconi firma in prima persona, all'intenzione di Matteo Salvini di insistere sulla nomina del giornalista, chiedendo una riconvocazione il prima possibile della Commissione. Anche se l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, sembra già pensare ad un altro, dicendo che non si può ignorare la Vigilanza e si può mantenere il candidato solo se c'è «intesa tra le forze politiche». Intesa che non c'è. Ma si aspetta la prossima mossa di Salvini.
Fi, Pd e Leu, non partecipano al voto e Foa ottiene 22 voti favorevoli (quelli di Lega, M5S e FdI) dei necessari 27 su 40, i due terzi del totale previsti dalla legge. Degli azzurri c'è solo il presidente Alberto Barachini, per il ruolo istituzionale, e sua sarebbe l'unica scheda bianca.
Foa dice di rispettare la decisione della Commissione e chiede al governo di indicargli «i passi più opportuni nell'interesse della Rai». Si dimetterà o rimarrà nel cda che, nel primo pomeriggio presiede come consigliere anziano? Per la Lega il consiglio deve andare avanti, è «nel pieno delle sue funzioni», compresa la figura di Foa e può «svolgere funzioni e mansioni». Preso atto del voto in Vigilanza, la riunione si aggiorna ad oggi, ma si parla di un rinvio a settembre.
Salvini insiste dunque su Foa e il caso mette a dura prova i rapporti tra Lega e Fi e quelli nel governo gialloverde. I tentativi del vicepremier di piegare Berlusconi, prima con una minacciosa telefonata martedì sera sia al Cavaliere che al vicepresidente Antonio Tajani e poi con la visita al leader di Fi al San Raffaele di Milano, provocano un irrigidimento delle posizioni. Prima arriva un comunicato delle capigruppo di Fi Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, che condannano il metodo, l'imposizione e la «forzatura» delle regole, ma si dicono disponibili al confronto su «profili più adatti alla carica di presidente». Poi la nota di Berlusconi precisa che la scelta degli azzurri in commissione di Vigilanza di non votare Foa «è stata assunta dai nostri gruppi parlamentari», lui ne ha «preso atto e naturalmente l'ha condivisa», perché il «servizio pubblico non può essere espressione unilaterale di una maggioranza». Per il Cav, «problemi giuridici non superabili» impediscono di riproporre Foa e Fi non potrebbe votarlo.
Salvini è in difficoltà e i grillini cercano di allargare lo strappo tra Lega e Fi, sostenendo che gli azzurri sono divisi. In commissione Lavori pubblici del Senato Di Maio dice che quello di Fi «non è stato un atto leale» verso il Carroccio, che la vera correttezza la dimostrano i 5S. Salvini avrebbe riferito di un Berlusconi «d'accordo sul nome» di Foa, ma i voti dei suoi in Commissione «sono stati discordi». Esplode la protesta degli azzurri e il capogruppo Renato Schifani pretende delle scuse: «Fi è compatta con il suo leader».
Ed è contro un nuovo voto su Foa, come il Pd. Ma non si parli di «nuovo patto del Nazareno», come fa il M5s. «L'alleanza Lega-Fi non salta per una nomina - dice Andrea Ruggieri, in Vigilanza per Fi -. Per la Rai basterà un po' di ragionevolezza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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