
Le sardine, i girotondi, il popolo viola. E ora quello «blu», come le bandiere dell'Unione Europea che sventolavano sabato in Piazza del Popolo, a Roma. A sinistra, ancora una volta, la società civile batte la politica. Ma, nella gara interna ai leader e agli esponenti di partito, all'indomani dell'happening pro-Ue, quasi tutti possono comunque rivendicare un pezzo di successo. Tutti tranne Elly Schlein. La grande perdente della maratona europeista andata in scena nella Capitale è proprio la segretaria del Pd. Mentre Michele Serra è riuscito a mobilitare quello che lui definisce «un popolo», Schlein - reduce dalla spaccatura dei dem al Parlamento europeo - non ha potuto fare altro che pattinare, alla ricerca di una sintesi al limite dell'impossibile tra le varie anime di un Pd che è tornato a fibrillare sulla politica estera. La segretaria, infatti, assalita in piazza da una selva di microfoni e telecamere, si è limitata a schivare le domande sulle faglie interne al partito «Oggi niente polemiche», svicola. Quindi parla di «federalismo europeo» e replica così a una giornalista: «Se l'intervista la vuole fare lei». Non a caso, la leader viene accolta in piazza da un contestatore improvvisato che le urla: «Cerca di votare e non astenerti, viva la Picierno!» E se è Schlein a soccombere di fronte alla piazza del popolo blu, nel «campo largo» c'è comunque chi non esce sconfitto. A fronte del rovescio subìto da Schlein, tra i vincitori ci sono sicuramente i riformisti del Pd. A segnare un punto, nella contesa tra i dem, è proprio l'europarlamentare Pina Picierno. Il cui attivismo sulla politica estera ne sta facendo una potenziale «anti-Elly». Lei e Alessandro Alfieri, coordinatore della corrente di minoranza dem Energia Popolare, in piazza sono stati acclamati dai rappresentanti della comunità ucraina. E così, grazie alla polemica su Europa e riarmo, ora possono giocarsi un'altra chance per mettere i bastoni tra le ruote alla segretaria. Non un congresso, bensì una «riflessione tematica» con la base. Il che vuol dire che è iniziata l'operazione di logoramento della leadership di Schlein. Forse anche per questo, al Nazareno, sta cominciando a montare la paura per il popolo blu che si è riunito dopo l'appello di Serra. Quel «non perdiamoci di vista» scandito da Serra a fine manifestazione potrebbe preludere a nuove iniziative. Mobilitazioni in grado di occupare di nuovo lo spazio del Pd, oscurando la stella della segretaria.
Tra i vincitori della piazza di sabato c'è anche Matteo Renzi. L'ex rottamatore ha giocato d'astuzia. Non si è presentato in prima persona, scansando il rischio di contestazioni di una parte del popolo progressista che ancora lo mal tollera, ma comunque ha messo il cappello sulla manifestazione con la presenza di Maria Elena Boschi, presente a Roma avvolta da una bandiera dell'Unione Europea. Tra gli ex dioscuri del Terzo Polo può festeggiare anche Carlo Calenda. In piazza con bandiere ucraine e georgiane, ha guidato l'ala più filo-Kiev del raduno europeista. Così da beccarsi anche gli insulti, «Calenda infame», della «Contro-Piazza» dell'ex comunista Marco Rizzo. Offese subito rivendicate sui social, come medaglia al valore, dal leader di Azione. Nel fronte arcobaleno non brillano Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, a manifestare con le bandiere della pace, per marcare le distanze da liberal e riformisti. Al contrario potrebbe sfruttare la sua assenza a piazza del Popolo il leader del M5s Giuseppe Conte.
I post-grillini tengono nei sondaggi e puntano a intestarsi la linea del pacifismo duro e puro, insinuandosi nelle contraddizioni del Pd. L'ex premier si è già fatto sentire a Strasburgo. E ora l'appuntamento è a Roma il 5 aprile, per la piazza stellata «contro le armi». La scommessa di Conte contro Schlein.
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