L'Agenzia di Riscossione ci prova anche durante il lockdown, ma il giudice ferma l'atto di intimazione. Succede a Milano, dove un uomo di 63 anni si è visto arrivare cartelle per oltre 5mila euro per conto dell'Inps. Una circostanza sorprendente, dato che il governo aveva bloccato fino al 31 agosto cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento.
Il 63enne è stato costretto a rivolgersi all'avvocato Claudio Defilippi che, davanti al giudice del lavoro, ha ottenuto la sospensione della provvisoria esecutività del provvedimento: se ne riparlerà in tribunale soltanto a novembre. «Non è l'unico caso, purtroppo spiega il legale - Ho altri casi su Milano, Parma, Genova, La Spezia, alcuni addirittura con preavvisi di ipoteca nonostante i divieti imposti. E non si capisce per quale ragione proprio la Riscossione non rispetti il decreto governativo. Le leggi dovrebbero conoscerle anche meglio del cittadino. Invece...». Defilippi ha seguito centinaia di contenziosi con l'Agenzia della Riscossione e prima con Equitalia e non nasconde la sua preoccupazione: «Mi chiedo come sia possibile che non ci si renda conto che le procedure utilizzate siano oggi improponibili, come le diffide a provvedere entro cinque giorni dall'arrivo di cartelle di migliaia di euro. Peraltro anche la Riscossione utilizza, come le banche, la rateizzazione con il piano alla francese, in cui nella prima rata, per fare un esempio, il contribuente paga 1 euro di capitale e 999 di interessi. Si tratta di un piano che, al di là del nome, è usato solo in Italia e che più volte è stato definito illegittimo dalla Cassazione, dalle Corti d'Appello, dalle commissioni tributarie. In un momento storico come questo bisognerebbe prevedere almeno l'eliminazione dell'aggio, degli interessi e delle sanzioni delle cartelle, che costituiscono il 45% delle somme richieste. E l'allungamento delle rate ben oltre i sei anni. Invece siamo come in un limbo, come fermi in attesa della catastrofe». La soluzione? Una pace fiscale bis, come quella per le cartelle successive al 31 dicembre 2017.
«Ma per tutti, non in base a fasce di reddito. Non si può lasciare la gente in questo clima d'incertezza. Il rinvio di due mesi, o di quattro, delle cartelle, non cambia assolutamente nulla. È come prolungare un'agonia».
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