Una vita da balordo fra droga, furti e tattoo. Ma era papà di tre figli

Chi era il rapinatore ucciso: viveva di espedienti e aveva tre figli

Una vita da balordo fra droga, furti e tattoo. Ma era papà di tre figli
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Milano Eros di Ronza non si può definire un criminale, tuttalpiù un «balordo», schiavo della droga e che per comprarsela viveva soprattutto di espedienti. Come ce ne sono tanti insomma. Uno che probabilmente aveva anche tentato di mettere la testa a posto, si era trovato una brava ragazza, le voleva bene e avevano avuto insieme tre bambini - due femmine e un maschietto, tutti ancora piccoli - mettendo su famiglia nel Monzese, a Cogliate. È evidente però che il soggetto era quello che era e a sistemarsi del tutto, forse proprio anche per la sua dipendenza dagli stupefacenti, purtroppo non ce l'aveva fatta. Restando a sognare, purtroppo per l'ultima volta, un'altra vita, quella che si trova sui suoi social, fatta di corse in moto e di sigari, di tatuaggi, felpe pelose e colorate e baci, tanti baci ai suoi bambini. Ma forse anche di odio, la parola che portava tatuata su una tempia.

Trentasette anni, tra più alti che bassi, l'ultima volta che la polizia lo aveva arrestato era stato a settembre, per resistenza durante un controllo, reato per il quale aveva l'obbligo di firma al commissariato «Scalo Romana». Neanche un mese dopo sempre la polizia lo aveva indagato per armi, perché sempre durante un controllo lo avevano trovato con un coltello.

Per il resto la sua è stata decisamente la vita raffazzonata, vissuta tra un espediente e un altro, di chi la droga ha bisogno di assumerla piuttosto spesso altrimenti non ci sta dentro.

In città una vita ai margini tra un appartamentino in affitto in via Domenico Millelire, nella zona popolare di San Siro e la frequentazione di zone di spaccio al minuto, come via Gola, al Ticinese, dove pare avesse anche diversi amici. Quindi la vita in Brianza, con la famiglia. È sempre lì, in Brianza, che sette anni fa Di Ronza mette a segno la rapina di tre t-shirt in un negozio di abbigliamento.

Settantacinque euro di valore in tutto, per i quali sconterà otto mesi tra i domiciliari e l'affidamento in prova ai servizi sociali. Nel 2020 evade dai domiciliari e ruba una borsa ma venne prosciolto perché la vittima non sporse denuncia.

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