Beirut. A dieci anni dalla rivoluzione, dalla fine orribile del padre e dalla sua cattura da parte dei ribelli, Saif al-Islam Gheddafi torna in campo, annuncia la volontà di candidarsi alle presidenziali del 24 dicembre e punta a fare incetta di voti fra i nostalgici del Colonnello. Saif al-Islam, cioè la «spada dell'islam», era il successore designato del raìs ma è sparito dai radar per un decennio, senza più apparire in pubblico se non in una foto, dietro le sbarre, durante il suo processo. E anche adesso tiene un profilo bassissimo, nessuno sa dove sia di preciso ma le sue ambizioni politiche sono state confermate al quotidiano britannico The Times.
Saif non è stato visto né sentito di persona da quando è stato catturato nel novembre 2011 nel deserto libico mentre cercava di fuggire in Niger, travestito con un abito tradizionale tribale. I primi anni di prigionia sono stati duri e nel 2015 è stato pure condannato a morte, mentre la Corte penale internazionale dell'Aia spiccava un mandato di cattura per crimini di guerra. Due anni dopo però è stato liberato e da allora è rimasto nascosto nella città di Zintan, nell'Ovest del Paese.
Saif Gheddafi ha ancora molti nemici che vorrebbero vederlo morto ma anche un potente alleato. La Russia di Vladimir Putin. Due agenti di Mosca inviati a sostenere la sua campagna presidenziale sono stati arrestati a Tripoli nel 2019. Nei loro computer avevano un programma in PowerPoint che suggeriva di organizzare flash mob all'Aia e lanciare lo slogan elettorale «Sicuro con Saif».
Restano molti ostacoli alla sua candidatura. Gli Stati Uniti non sarebbero entusiasti di un suo ritorno. Antony Blinken, il segretario di Stato, è stato un forte sostenitore dell'intervento della Nato nel 2011. E lo vede troppo vicino al Cremlino. Saif certo può contare sulla nostalgia per la stabilità del governo di suo padre. Ma anche nel suo campo ha avversari agguerriti. I media pro-Gheddafi hanno rivelato che il figlio del feldmaresciallo Khalifa Haftar, Saddam, anche lui con ambizioni presidenziali, ha cercato di farlo uccidere.
Saif era stato preparato dal padre al ruolo di vertice. Si è laureato in ingegneria all'Università Al Fateh di Tripoli nel 1994. Ha poi ottenuto un dottorato di ricerca alla London School of Economics, anche se ci sono state accuse che la tesi fosse stata plagiata. All'inizio della rivolta contro suo padre, era andato in televisione per avvertire i ribelli delle conseguenze se avessero continuato ad opporsi al regime. E in una famosa immagine agitò con rabbia l'indice destro verso le telecamere. L'ultima volta è apparso in pubblico con un'aria sconsolata e con tre dita fasciate. Subito sono iniziate le speculazioni - poi smentite - che i ribelli si erano vendicati tagliando il dito che brandiva vendetta.
Una delle ultime volte Saif era anche apparso alla televisione siriana pro-Gheddafi, il 22 ottobre 2011, e aveva affermato: «Sono in Libia, sono vivo e libero e desideroso di combattere fino alla fine e vendicarmi». Ora vuole ritornare vincente, ma nel frattempo vanta anche relazioni nel jet-set. Negli anni 2000, è stato ospitato a Buckingham Palace e al Castello di Windsor dalla famiglia reale britannica. Nel 2009 ha trascorso un fine settimana a Waddesdon Manor, casa del finanziere Jacob Rothschild.
Poi è stato in vacanza nella casa dei Rothschild a Corfù. E Nathaniel Rothschild è stato un invitato al suo 37esimo compleanno in Montenegro insieme al principe Alberto di Monaco. Una vita spericolata che unisce anche il gusto per il glamour.
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