Bruxelles fa partire il siluro contro il governo. L'opposizione ne approfitta e cavalca la pubblicazione del Rapporto annuale della Commissione Europea sullo Stato di diritto. Rilievi all'Italia, prontamente strumentalizzati da Pd, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra. Dal premierato alla riforma della giustizia. Dalla corruzione alla libertà di stampa. «L'Europa boccia l'Italia di Meloni. Riforme istituzionali, assalto alla tv pubblica, smantellamento di procedure di garanzia spingono il nostro Paese non solo a destra ma fuori. Fuori dai parametri delle democrazie occidentali e fuori dai luoghi delle decisioni. Mai accaduto», scrive subito su X la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga. Per tutta la giornata il sedicente campo largo martella sul Rapporto Ue.
Si parte con il premierato. Da Bruxelles premettono che l'obiettivo della riforma del governo di Giorgia Meloni sarebbe quello di assicurare più «stabilità» al sistema istituzionale. Poi la bordata: «Con questa riforma non ci sarà più la possibilità per il Presidente della Repubblica di cercare una maggioranza alternativa o individuare una persona fuori dal Parlamento come Primo ministro». E ancora, il documento fa riferimento ad «alcuni stakeholders» non meglio precisati, che «hanno espresso preoccupazioni sulle modifiche proposte in relazione all'attuale sistema di check and balances». Nel documento, redatto dal liberale belga Didier Reynders, commissario Ue alla Giustizia, la commissione Europea cita le critiche di alcuni costituzionalisti all'impianto delle riforme del governo. E poi si tira in ballo la legge elettorale e non possono mancare gli attacchi sulla decretazione da parte dell'esecutivo.
L'altro punto è la Giustizia. Con l'abolizione dei reati di abuso d'ufficio e traffico di influenze che, secondo Bruxelles, «potrebbe avere implicazioni per le indagini e l'individuazione di frodi e corruzione». Ma non è tutto. La stretta sull'uso delle intercettazioni «potrebbe ridurre la capacità di condurre processi anche nei casi di corruzione». «Il rischio che le dichiarazioni pubbliche di governi e politici possano influenzare la fiducia nell'indipendenza della magistratura desta preoccupazione». Quindi la libertà di stampa. Un punto su cui «diversi stakeholder» adombrano addirittura il rischio di «una restrizione della libertà di stampa e del diritto dei cittadini di essere informati».
«È grave la denuncia della commissione europea sulla riforma del premierato, conferma quello che noi stiamo dicendo, una riforma del tutto squilibrata, inadeguata a restituire il senso vero di una democrazia», dice il presidente del M5s Giuseppe Conte. «Sono gravi tutte le osservazioni che si fanno e che abbiamo già denunciato, l'abolizione dell'abuso di ufficio, la necessità di intervenire sul conflitto di interessi, lo stato dell'informazione. Tutte cose gravi», insiste Conte. Che si chiede, a proposito della tempistica di pubblicazione del documento, dopo le elezioni europee: «Perché hanno tenuto il report nel cassetto, è un caso di autocensura?» L'europarlamentare del Pd Alessandro Zan parla di «rapporto allarmante» e «deriva illiberale».
Per il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra al Senato Peppe De Cristofaro «l'Italia sullo stato di diritto è più vicina all'Ungheria». Reagiscono gli eurodeputati di Fdi Carlo Fidanza e Paolo Inselvini, che bollano tutta la polemica come «patetica strumentalizzazione da parte delle sinistre».
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