Volare in Sicilia più caro che andare a New York. La vittima Schifani: "Farò ricorso all'Antitrust"

Roma-Palermo, andata e ritorno, 1000 euro: per gli Usa ne bastano 850

Volare in Sicilia più caro che andare a New York. La vittima Schifani: "Farò ricorso all'Antitrust"

Da Roma a Palermo, sola andata, 509,53 euro. Non proprio una tariffa vantaggiosa quella offerta da Ita per l'unico posto disponibile sul volo delle 22 di ieri, domenica. Va appena meglio con Ryanair, che offre due posti disponibili a un prezzo, con bagaglio in stiva, di 419,63 euro. Le polemiche per il caro-voli impazzano, con il governatore siciliano Renato Schifani che denuncia il cartello di fatto tra le sole compagnie che collegano Roma alla Sicilia - Ita e Ryanair, appunto - ma nel frattempo le tariffe dei biglietti restano stellari, e nonostante questo i posti scarseggiano.

Ne ha fatto le spese lo stesso Schifani, che dopodomani sarà costretto a imbarcarsi sul traghetto a Napoli perché la nostra compagnia di bandiera, di proprietà del Mef, lo ha lasciato a terra. E se n'è accorto anche l'ex sindaco di Catania Enzo Bianco, che ha postato un preventivo per due voli andata e ritorno da Roma: uno, destinazione Palermo, da 1.005 euro, l'altro, diretto a New York, da 885 euro. Possibile che per volare al di là dell'Oceano si spendano 120 euro in meno che per varcare lo stretto di Messina? Sembra uno spot piuttosto grottesco a dire il vero per il famoso ponte, ma secondo l'ex presidente del Senato, invece, è solo una distorsione del mercato.

La giunta di governo da me riunita in via d'urgenza spiega al Giornale il governatore dell'Isola - ha deliberato di affidare a uno studio esperto del settore un ricorso all'antitrust che verrà presentato a giorni, dove si denuncia il cartello tra Ita e Ryanair, gli unici vettori che collegano la Sicilia a Roma, e che in quanto tali, facendo cartello, fanno una politica al rialzo, sostanzialmente non facendosi concorrenza».

Insomma, i prezzi sono impazziti, e costringere un siciliano che deve andare a Roma e tornare a casa a togliersi di tasca mille euro se sceglie di viaggia in aereo, «ammesso che trovi posto -, prosegue Schifani - è un fatto senza precedenti e di una gravità inaudita». Un fenomeno inquietante sul quale, insiste il presidente della giunta regionale siciliana, «mi aspetto un'azione incisiva da parte del governo, posto che Ita è un'azienda a capitale pubblico». «Non dico che Ita deve lavorare in perdita sospira Schifani - ma nemmeno applicare patti di cartello con compagnie private, e danneggiare in questo modo la Sicilia sotto il profilo economico, turistico e sociale». Sul punto, assicura il governatore, «andrò avanti non facendo sconti a nessuno». E mentre il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, plaude all'iniziativa della Giunta «per vigilare sulla concorrenza dei voli per la Sicilia e per mettere un freno agli altissimi prezzi dei biglietti aerei», Schifani non vede alcun nesso tra la situazione attuale e la decisione del suo predecessore, Nello Musumeci, che in epoca di Covid aveva chiesto e ottenuto una riduzione dei voli da e per la Sicilia. «Ora il Covid è finito taglia corto Schifani eppure Ita ha ridotto i voli per la Sicilia, inspiegabilmente».

Ancora più inspiegabilmente, conclude il presidente, perché «lo ha fatto proprio nei mesi in cui è entrato in vigore il nuovo comma dell'articolo 119 della costituzione che sancisce il principio della tutela della insularità. Quindi da un lato abbiamo un principio costituzionale forte che tutela l'insularità, dall'altro lato una compagnia a capitale pubblico che strabicamente danneggia l'insularità».

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