Un progetto per il futuro dell'Europa. Ursula Von der Leyen, nel suo discorso sullo stato dell'Unione a Strasburgo, oltre a fare il bilancio del passato, ha tratteggiato la strategia per il domani. Un intervento a tutto campo, a partire dai successi della campagna vaccinale («700 milioni di dosi consegnate agli europei e 700 milioni in più nel resto del mondo»), alla politica sui migranti («non deve più dividerci, serve un nuovo patto su migrazione e asilo: è giunto il momento di creare una politica comune»), fino al green deal, con il difficile obiettivo di diventare un continente climaticamente neutro (ma serve volontà politica e denaro). Non manca l'elogio a Bebe Vio, la campionessa paralimpica italiana, invitata a Strasburgo dalla stessa Von der Leyen.
Il discorso è stato coronato dal capitolo sicurezza, considerato centrale per gli anni a venire. La crisi afghana, le minacce cibernetiche e quelle terroristiche hanno messo in luce molte fragilità. E se l'Europa vuole essere più autonoma non può trascurare la difesa. «Occorre un'Unione della difesa ha detto la presidente della Commissione Ue - L'Europa può e deve fare di più per conto proprio per dare più stabilità al nostro vicinato e nelle altre regioni». Senza dimenticare lo scenario globale dal momento che ha spiegato - «se non si interviene in tempo nelle crisi all'estero, le crisi arriveranno da noi». La Ue non vuole sostituire la Nato ma, anzi, aumentare la cooperazione. A tal fine, Von der Leyen ha annunciato che la Commissione «sta lavorando con il segretario della Nato a una nuova dichiarazione congiunta». Restano però degli scenari che esulano dall'Alleanza e che potrebbero essere di interesse geostrategico per la Ue. Per questo servirebbe una forza d'intervento rapido capace di essere operativa in qualsiasi teatro di guerra in tempi brevi. Oggi esiste un Battle Group di 1.500 uomini, messi a rotazione da ogni Paese membro, ma che sono operativi solo sulla carta. L'obiettivo è costruire, un mattone alla volta, l'esercito europeo. Il dossier è già sulla scrivania di Von der Leyen. Da quello che emerge, si tratterebbe di costituire una forza di 5-6mila uomini (non solo forze di terra, ma anche di Marina e Aeronautica) e un quartier generale a Bruxelles. Ma non è tutto. Ogni missione in area di guerra ha bisogno di una rete di intelligence. «L'Ue potrebbe prendere in considerazione la creazione di un proprio Centro comune di conoscenza situazionale ha affermato Von der Leyen - per accorpare tutte le informazioni e per essere meglio preparati, e in grado di decidere». La presidente della Commissione ha sottolineato che anche nella cyberdifesa serve una politica comune. «L'Europa dovrebbe essere il luogo in cui si sviluppano gli strumenti di cyberdifesa ha spiegato - Il primo passo è una valutazione comune delle minacce e un approccio comune per affrontarle. La futura bussola strategica è una parte cruciale di questa discussione».
È scontato che tutto questo richiederà un notevole impegno economico. Alcuni Paesi sono già orientati in tal senso, come è emerso anche dal recente incontro tra Macron e Draghi e come ha sottolineato ieri anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«L'Unione non può restare nelle attuali condizioni: o si completa il suo edificio o si rischia che venga meno ha detto il capo dello Stato - Questa esigenza richiama anche la definizione di una politica estera comune e lo sviluppo congiunto di capacità nel settore di sicurezza e difesa». Il cammino della task force europea è però irto di ostacoli. Finora il progetto è rimasto al palo a causa della lentezza burocratica e delle gelosie nazionali sulla leadership.
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