nostro inviato a Palermo
C'è una variabile che ha contribuito all'esito delle elezioni siciliane. Una variabile che al Senato, nel Rosatellum, è stata eliminata, perché è un'arma a doppio taglio che può riservare sorprese amare. Una variabile dal nome difficile che si chiama voto disgiunto. Nel caso specifico: voto per un candidato governatore e per il candidato consigliere di una lista a lui non collegata. Nel caso ancora più specifico: un flusso di circa 8 punti, secondo i dati parziali, che dritto dritto è passato da Pd & co. ad arricchire il bottino di voti dei Cinque stelle, o meglio del candidato governatore M5s Giancarlo Cancelleri.
Il governatore uscente, e dal dente un po' avvelenato per la mancata ricandidatura nel Pd, Rosario Crocetta, l'aveva detto, scherzando ma forse non troppo, su Radiouno a Un giorno da pecora, pochi giorni fa: «Musumeci è un livoroso, non lo voterei. Cancelleri è simpatico». Aveva sì aggiunto: «Ma io voto Micari». E però. E però, se si vanno a guardare i numeri, la stranezza salta all'occhio: Cancelleri ha avuto (dato relativo a poco più di metà spoglio) il 35%, ma il M5s si è fermato al 27. E da dove sono arrivate queste simpatie aggiuntive al candidato grillino? Per capirlo basta guardare la situazione del candidato del centrosinistra Fabrizio Micari: il rettore di Palermo ha ottenuto il 18,8%, le sue liste il 25,2%.
A pensar male si fa peccato, ma questo caso sembra così lampante che è difficile non notarlo. «C'è stato - fa notare il senatore di Forza Italia Renato Schifani - uno smottamento di voti di circa otto punti dal centrosinistra a Cancelleri. Micari evidentemente è apparso come candidato troppo debole. E allora i voti che sarebbero dovuti andare a lui sono stati dirottati. Non sulla sinistra radicale di Fava e neppure su Musumeci, considerato uomo di destra. Così sono andati a Cancelleri. Comunque nel Rosatellum questo meccanismo non c'è».
Piccolo scarto, ma a suo svantaggio, anche per Musumeci, che ha circa due punti in meno (39,2% a poco più di metà spoglio) rispetto alle sue liste, al 41,3%. «Musumeci - osserva uno che di elezioni se ne intende, anche se ormai è fuori dai giochi visto che non vota neppure, l'ex governatore di Sicilia Totò Cuffaro - sta prendendo meno voti delle liste. Se voto disgiunto c'è stato certamente non è andato a lui». E l'ex ministro Totò Cardinale, respingendo le accuse di essere uno dei traditori di Micari, che appoggiava con la sua lista Sicilia Futura: «Qualcuno mi voleva accusare di preferire Musumeci, ma noi siamo coerenti, abbiamo votato per Micari. Se avessi voluto accettare le offerte di centrodestra saremmo al 12%. E poi il voto disgiunto è stato per Cancelleri, non per Musumeci». Ecco, appunto.
Dal Pd si recrimina.
Il plenipotenziario di Matteo Renzi in Sicilia, il sottosegretario Davide Faraone, dice che «il dato del voto disgiunto è abbastanza inquietante» e che è indipendente dal candidato Micari.E il senatore Pd Claudio Moscardelli: «Se ci fosse stata l'unità del centrosinistra non avremmo subito il voto disgiunto che è stato così alto perché si è percepita chiaramente la sconfitta».
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